Bioplastiche biodegradabili a compostaggio: opportunità e limiti.

La plastica è uno dei materiali la cui produzione e il cui utilizzo si è incrementato in maniera esponenziale negli ultimi decenni. Il suo uso eccessivo, in particolare quello della plastica monouso, provoca un impatto ambientale enorme, al quale si cerca di rimediare con materiali alternativi più sostenibili per l’ambiente. Uno di questi è rappresentato dalle bioplastiche, la cui produzione e uso sono rispettivamente in continuo sviluppo e aumento. Il termine bioplastiche non indica una singola tipologia di materiale, infatti sarebbe più appropriato parlare di plastiche a base biologica e di plastiche biodegradabili che si suddividono in tre macrocategorie: - le plastiche di origine biologica, non biodegradabili; - le plastiche sia di origine biologica che biodegradabili; - le plastiche derivanti da fonti fossili, biodegradabili. Che cosa si intende per bioplastica biodegradabile? Il problema riscontrato nei vari studi presi in considerazione è che non esiste uno standard che definisca la biodegradabilità. Esiste invece uno standard della compostabilità, che indica i parametri da soddisfare per considerare un materiale compostabile. Ci si potrebbe anche chiedere se le bioplastiche nel compost riescono a soddisfare i parametri richiesti dagli standard. Si rende necessario quindi un confronto tra gli studi condotti sulle bioplastiche nel compost e i parametri richiesti dagli standard. Inoltre, è stato rilevato che i residui di bioplastica che possono essere contenuti nel compost, influenzano in modo sostanziale il suolo e alcune delle sue fondamentali proprietà. Quindi la produzione, l’utilizzo e lo smaltimento delle bioplastiche sono argomenti urgenti e complessi che suscitano opinioni contrastanti nella comunità scientifica e non rappresentano certo la risposta unica e definitiva ai problemi creati dall’utilizzo spropositato di plastica.