The ability to remember the events of one’s past can gradually weaken and this process is called oblivion. We have always been accustomed to consider oblivion as a limit or even a problem of memory systems and, therefore, to interpret this phenomenon with a negative value. Forgetting, however, can also be recognized as a beneficial mechanism that shapes memory, updating or eliminating unwanted memories. In this work the objective is to understand how different mechanisms and evidences have led to consider forgetting as an adaptive force that aims to prevent the reactivation of thoughts and memories defined as intrusive. In the think/no-think paradigm developed by Anderson and Green (2001), it was discovered that avoiding recovery can lead to significant oblivion that helps to voluntarily remove unpleasant memories. Several meta-analyses have been conducted to examine whether it is possible to intentionally promote forgetfulness, paying particular attention to individuals with various types of disorders and psychopathologies. In doing so, we can get closer to understanding how these paradigms can be used in therapeutic practices and methods of rehabilitation in patients suffering from different pathologies in the control of intrusive thoughts.

La capacità di ricordare gli eventi del proprio passato può andare incontro a un graduale indebolimento e questo processo viene definito oblio. Si è sempre stati abituati a considerare l’oblio come un limite se non addirittura un problema dei sistemi di memoria e, quindi, a interpretare tale fenomeno con una valenza negativa. Il dimenticare però può essere riconosciuto anche come un meccanismo benefico che modella la memoria, aggiornando o eliminando ricordi indesiderati. In questo lavoro l’obiettivo è quello di comprendere come diversi meccanismi ed evidenze abbiano portato a considerare il dimenticare come una forza adattiva che mira a prevenire la riattivazione di pensieri e ricordi definiti intrusivi. Nel paradigma think/no-think sviluppato da Anderson e Green (2001), si è infatti scoperto come evitare il recupero possa portare a un significativo oblio che aiuta a rimuovere in modo volontario i ricordi spiacevoli. Sono state condotte diverse meta-analisi per esaminare se è possibile promuovere l’oblio in modo intenzionale, ponendo particolare attenzione a individui con vari tipi di disturbi e psicopatologie. Così facendo ci si può avvicinare a comprendere come questi paradigmi possano essere usati in pratiche terapeutiche e metodi di riabilitazione in pazienti che soffrono di diverse patologie nel controllo dei pensieri intrusivi.

Soppressione dei pensieri intrusivi come meccanismo benefico e implicazioni cliniche

BELLI POSTAVSKA, SOFIYA VIKTORIYA
2022/2023

Abstract

The ability to remember the events of one’s past can gradually weaken and this process is called oblivion. We have always been accustomed to consider oblivion as a limit or even a problem of memory systems and, therefore, to interpret this phenomenon with a negative value. Forgetting, however, can also be recognized as a beneficial mechanism that shapes memory, updating or eliminating unwanted memories. In this work the objective is to understand how different mechanisms and evidences have led to consider forgetting as an adaptive force that aims to prevent the reactivation of thoughts and memories defined as intrusive. In the think/no-think paradigm developed by Anderson and Green (2001), it was discovered that avoiding recovery can lead to significant oblivion that helps to voluntarily remove unpleasant memories. Several meta-analyses have been conducted to examine whether it is possible to intentionally promote forgetfulness, paying particular attention to individuals with various types of disorders and psychopathologies. In doing so, we can get closer to understanding how these paradigms can be used in therapeutic practices and methods of rehabilitation in patients suffering from different pathologies in the control of intrusive thoughts.
2022
Suppression of intrusive thoughts as a beneficial mechanism and clinical implications
La capacità di ricordare gli eventi del proprio passato può andare incontro a un graduale indebolimento e questo processo viene definito oblio. Si è sempre stati abituati a considerare l’oblio come un limite se non addirittura un problema dei sistemi di memoria e, quindi, a interpretare tale fenomeno con una valenza negativa. Il dimenticare però può essere riconosciuto anche come un meccanismo benefico che modella la memoria, aggiornando o eliminando ricordi indesiderati. In questo lavoro l’obiettivo è quello di comprendere come diversi meccanismi ed evidenze abbiano portato a considerare il dimenticare come una forza adattiva che mira a prevenire la riattivazione di pensieri e ricordi definiti intrusivi. Nel paradigma think/no-think sviluppato da Anderson e Green (2001), si è infatti scoperto come evitare il recupero possa portare a un significativo oblio che aiuta a rimuovere in modo volontario i ricordi spiacevoli. Sono state condotte diverse meta-analisi per esaminare se è possibile promuovere l’oblio in modo intenzionale, ponendo particolare attenzione a individui con vari tipi di disturbi e psicopatologie. Così facendo ci si può avvicinare a comprendere come questi paradigmi possano essere usati in pratiche terapeutiche e metodi di riabilitazione in pazienti che soffrono di diverse patologie nel controllo dei pensieri intrusivi.
memoria
oblio
soppressione
ricordi
disturbi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/51387