I test costituiscono nella ricerca psicologia il modo più comune per misurare dei costrutti latenti (ad esempio, ansia e depressione) su ampi campioni di partecipanti, Essi risultano particolarmente efficienti e veloci da somministrare rispetto ad altri metodi come il colloquio clinico e le interviste. La validità dei test riveste dunque un aspetto fondante della credibilità degli studi in psicologia. La credibilità della psicologia è stata però ampiamente messa in dubbio negli ultimi anni, a partire da grosse incertezze emerse sulla replicabilità degli studi, essa è comunemente definita differenziando fra replica diretta, ovvero una replica guidata dall’intento di mantenere invariate tutte le caratteristiche dello studio originale, e replica concettuale, ovvero una replica che mira ad ottenere gli stessi risultati dello studio originale pur modificando alcune caratteristiche del design originale. In un sondaggio di Baker (2016) somministrato a 1500 scienziati appartenenti a diversi campi di studio, il 90% dei partecipanti ritiene che stiamo vivendo una situazione di crisi della replicabilità. Le preoccupazioni non sembrano risparmiare il campo della psicologia, anzi, è possibile che esso sia uno degli ambiti messi più fortemente in dubbio. Nel biennio 2019-2020, Gordon (2020) ha somministrato un sondaggio a 478 studiosi di diversi campi scientifici, 126 dei quali si occupavano di psicologia, è stato chiesto ai rispondenti di stimare la percentuale di studi nel proprio ambito di competenza che ritenevano potenzialmente replicabili. La psicologia è risultata la disciplina con minori aspettative di replicabilità, per una stima media del 42% degli studi. La generale sfiducia emersa nei confronti della replicabilità delle scoperte ha portato a mettere in discussione i criteri secondo cui considerare uno studio credibile. Nonostante molti studi si siano concentrati sulle implicazioni dell’analisi statistica, negli ultimi anni sempre più ricercatori iniziano a convincersi che un ruolo centrale sia rivestito da un utilizzo negligente dei test, arrivando ad affermare che la psicologia stia vivendo una crisi di validità, la quale comporterebbe una grossa perdita di fiducia rispetto al significato delle attuali scoperte. La presente tesi si pone l’obiettivo di esplorare le diverse prospettive che oggi si confrontano sulla credibilità della psicologia, andando a esaminare più in particolare la discussione sull’importanza della validazione dei test nel determinare la validità e la replicabilità degli studi, attraverso l’analisi della validazione delle diverse misure utilizzate in alcune delle più prestigiose riviste al mondo, per poi approfondire più nello specifico la validità di uno dei test più diffusi nelle ricerche in psicologia, il Beck Depression Inventory II.

La crisi di validità degli studi in Psicologia

MANCA, ANDREA
2022/2023

Abstract

I test costituiscono nella ricerca psicologia il modo più comune per misurare dei costrutti latenti (ad esempio, ansia e depressione) su ampi campioni di partecipanti, Essi risultano particolarmente efficienti e veloci da somministrare rispetto ad altri metodi come il colloquio clinico e le interviste. La validità dei test riveste dunque un aspetto fondante della credibilità degli studi in psicologia. La credibilità della psicologia è stata però ampiamente messa in dubbio negli ultimi anni, a partire da grosse incertezze emerse sulla replicabilità degli studi, essa è comunemente definita differenziando fra replica diretta, ovvero una replica guidata dall’intento di mantenere invariate tutte le caratteristiche dello studio originale, e replica concettuale, ovvero una replica che mira ad ottenere gli stessi risultati dello studio originale pur modificando alcune caratteristiche del design originale. In un sondaggio di Baker (2016) somministrato a 1500 scienziati appartenenti a diversi campi di studio, il 90% dei partecipanti ritiene che stiamo vivendo una situazione di crisi della replicabilità. Le preoccupazioni non sembrano risparmiare il campo della psicologia, anzi, è possibile che esso sia uno degli ambiti messi più fortemente in dubbio. Nel biennio 2019-2020, Gordon (2020) ha somministrato un sondaggio a 478 studiosi di diversi campi scientifici, 126 dei quali si occupavano di psicologia, è stato chiesto ai rispondenti di stimare la percentuale di studi nel proprio ambito di competenza che ritenevano potenzialmente replicabili. La psicologia è risultata la disciplina con minori aspettative di replicabilità, per una stima media del 42% degli studi. La generale sfiducia emersa nei confronti della replicabilità delle scoperte ha portato a mettere in discussione i criteri secondo cui considerare uno studio credibile. Nonostante molti studi si siano concentrati sulle implicazioni dell’analisi statistica, negli ultimi anni sempre più ricercatori iniziano a convincersi che un ruolo centrale sia rivestito da un utilizzo negligente dei test, arrivando ad affermare che la psicologia stia vivendo una crisi di validità, la quale comporterebbe una grossa perdita di fiducia rispetto al significato delle attuali scoperte. La presente tesi si pone l’obiettivo di esplorare le diverse prospettive che oggi si confrontano sulla credibilità della psicologia, andando a esaminare più in particolare la discussione sull’importanza della validazione dei test nel determinare la validità e la replicabilità degli studi, attraverso l’analisi della validazione delle diverse misure utilizzate in alcune delle più prestigiose riviste al mondo, per poi approfondire più nello specifico la validità di uno dei test più diffusi nelle ricerche in psicologia, il Beck Depression Inventory II.
2022
The Validity Crisis of Psychological Studies
Validità
Replicabilità
BDI
QMPs
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/51496