Motivazioni e ragioni della tesi Dagli studi condotti in Italia (Alpini D., et al. 2007) e Germania (Neuhauser H.K., 2016), è stata evidenziata la diffusione delle vertigini come sintomatologia a livello mondiale, riportando una prevalenza compresa tra il 10% e 35% (numero totale di ammalati attualmente) ed un’incidenza del 4%-5% (numero di nuovi ammalati ogni anno), con tali numeri che ovviamente possono variare a seconda del Paese che si intende osservare. La sindrome vertiginosa, soprattutto nella fase acuta, è una situazione molto delicata da affrontare, ed i pazienti la vivono come un incubo dal quale cercano di uscire nel più breve tempo possibile. Una volta superata questa prima fase, il paziente di solito prova un grande sollievo e si appoggia ancora una volta agli esperti, per capire quale possa essere il miglior percorso di mantenimento per continuare a stare bene. Per poter risolvere al meglio qualunque patologia ed effettuare il trattamento più corretto è sempre importante comprendere, nel mondo della medicina, le cause scatenanti ed effettuare così una corretta diagnosi differenziale. Lo scopo di questo elaborato è quello di spiegare ed illustrare quante tipologie differenti di vertigini vi siano e comprendere in che modo il sistema cranio-mandibolo-vertebrale sia responsabile di ciascuna di esse. Materiali e metodi dello studio Questa tesi è di tipo compilativo, di raccolta dati ed elaborazione. Il lavoro proposto è stato effettuato utilizzando tre differenti banche dati: Pubmed, da cui sono stati ottenuti 31 articoli; Pedro, da cui sono stati ottenuti 14 articoli; Cinahl, da cui sono stati ottenuti 2 articoli; Google Scholar, da cui sono stati ottenuti 5 articoli. Dopo attenta valutazione di ogni articolo, letti in base ad alcuni criteri di inclusione ed esclusione prestabiliti per il raggiungimento degli obiettivi, sono stati ritenuti adatti 35 articoli scientifici. Risultati I risultati ottenuti da questa ricerca sono i seguenti: esistono al giorno d’oggi tante tipologie differenti di vertigini, ognuna causata da una specifica alterazione anatomica. Tra tutte, ritroviamo in primis la vertigine Parossistica Posizionale Benigna, la Malattia di Menière, la vertigine da colpo di frusta (Whiplash associated disorders), vertigine Cervicogenica e vertigine dovuta ad un malposizionamento mandibolare. Discussioni e conclusioni Nell’ambito dei disturbi vertiginosi la fase iniziale di screening for referral assume un ruolo centrale, risultando necessaria per individuare precocemente la presenza di problematiche di natura non muscoloscheletrica tali da richiedere l’intervento di un altro professionista della salute. Quando un paziente si presenta all’attenzione del fisioterapista, l’obiettivo che quest’ultimo si pone è quello di analizzare tutti i segni e sintomi vertiginosi riferiti al primo colloquio per poter formulare la più corretta diagnosi fisioterapica ed eventualmente indirizzare il paziente presso lo specialista più adatto. Il processo di diagnosi differenziale appare dunque indispensabile e fondamentale per riuscire a garantire il miglior trattamento possibile. Verranno illustrati in questo elaborato i principali quadri clinici inerenti le sindromi vertiginose per provare a fare chiarezza e semplificare un ambito che appare ancora oggi sconosciuto e, a tratti, misterioso.
I sistemi cranio-mandibolo-vertebrale e vestibolare nelle sindromi vertiginose
BERTOTTI, FILIPPO
2022/2023
Abstract
Motivazioni e ragioni della tesi Dagli studi condotti in Italia (Alpini D., et al. 2007) e Germania (Neuhauser H.K., 2016), è stata evidenziata la diffusione delle vertigini come sintomatologia a livello mondiale, riportando una prevalenza compresa tra il 10% e 35% (numero totale di ammalati attualmente) ed un’incidenza del 4%-5% (numero di nuovi ammalati ogni anno), con tali numeri che ovviamente possono variare a seconda del Paese che si intende osservare. La sindrome vertiginosa, soprattutto nella fase acuta, è una situazione molto delicata da affrontare, ed i pazienti la vivono come un incubo dal quale cercano di uscire nel più breve tempo possibile. Una volta superata questa prima fase, il paziente di solito prova un grande sollievo e si appoggia ancora una volta agli esperti, per capire quale possa essere il miglior percorso di mantenimento per continuare a stare bene. Per poter risolvere al meglio qualunque patologia ed effettuare il trattamento più corretto è sempre importante comprendere, nel mondo della medicina, le cause scatenanti ed effettuare così una corretta diagnosi differenziale. Lo scopo di questo elaborato è quello di spiegare ed illustrare quante tipologie differenti di vertigini vi siano e comprendere in che modo il sistema cranio-mandibolo-vertebrale sia responsabile di ciascuna di esse. Materiali e metodi dello studio Questa tesi è di tipo compilativo, di raccolta dati ed elaborazione. Il lavoro proposto è stato effettuato utilizzando tre differenti banche dati: Pubmed, da cui sono stati ottenuti 31 articoli; Pedro, da cui sono stati ottenuti 14 articoli; Cinahl, da cui sono stati ottenuti 2 articoli; Google Scholar, da cui sono stati ottenuti 5 articoli. Dopo attenta valutazione di ogni articolo, letti in base ad alcuni criteri di inclusione ed esclusione prestabiliti per il raggiungimento degli obiettivi, sono stati ritenuti adatti 35 articoli scientifici. Risultati I risultati ottenuti da questa ricerca sono i seguenti: esistono al giorno d’oggi tante tipologie differenti di vertigini, ognuna causata da una specifica alterazione anatomica. Tra tutte, ritroviamo in primis la vertigine Parossistica Posizionale Benigna, la Malattia di Menière, la vertigine da colpo di frusta (Whiplash associated disorders), vertigine Cervicogenica e vertigine dovuta ad un malposizionamento mandibolare. Discussioni e conclusioni Nell’ambito dei disturbi vertiginosi la fase iniziale di screening for referral assume un ruolo centrale, risultando necessaria per individuare precocemente la presenza di problematiche di natura non muscoloscheletrica tali da richiedere l’intervento di un altro professionista della salute. Quando un paziente si presenta all’attenzione del fisioterapista, l’obiettivo che quest’ultimo si pone è quello di analizzare tutti i segni e sintomi vertiginosi riferiti al primo colloquio per poter formulare la più corretta diagnosi fisioterapica ed eventualmente indirizzare il paziente presso lo specialista più adatto. Il processo di diagnosi differenziale appare dunque indispensabile e fondamentale per riuscire a garantire il miglior trattamento possibile. Verranno illustrati in questo elaborato i principali quadri clinici inerenti le sindromi vertiginose per provare a fare chiarezza e semplificare un ambito che appare ancora oggi sconosciuto e, a tratti, misterioso.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/57308