The migration phenomenon in Italy was born around the 80s of the 20th century. From that moment the Italian context becomes multicultural, that is a place populated by people who come from different countries with their own cultural and personal identities. In this report, I wish to support the relational dialogic approach in order to promote intercultural communication, where people are not labeled based on common stereotypes and ethnic prejudices that fuel social misperceptions of reality. In particular, in the first chapter, I will introduce the theme of the final report, explaining a brief but concise historical excursus on the migratory phenomenon and then delving into the social perception of the majority of the Italian population towards migrants. As we will see in the second paragraph of the first chapter, unfortunately, the Italian host society has a mostly distorted and negative vision of the foreigner. Therefore, the second chapter of the report explains how essential it is to adopt an open gaze, where ethnic prejudice is replaced by curiosity to meet the other. It is therefore necessary to decentralize oneself and welcome the other, accepting their history without building a false identity. In this sense, we could start to think about a more inclusive society, where integration is a fundamental process of caring for the Other in the mutual relationship between foreigners and host society. Logically we must understand integration as a dynamic and constantly changing process, just like the identity of any person. As a result, some difficulties will undoubtedly be encountered, connected both to the linguistic aspect and a social issue. However, integration obstacles can be eased by mediation. In the third chapter, mediation will be analyzed and understood as a means of facilitating conflicts generated due to linguistic and social obstacles. In particular, the figure of the linguistic mediator in a school context helps children and young people in their integration and relationship with the class group and with the teachers. The mediator must therefore adopt an attitude of acceptance, openness, and decentralization from himself. Furthermore, he will have to become a bridge between two very different parties. As we will see, the search for a relational dialogic solution to foster a more inclusive reality is not at all immediate and obvious. However, I strongly believe that, by raising awareness in society on this issue, we can generate curiosity and the will to start changing some attitudes whose erroneousness we were previously unable to understand.

Il fenomeno migratorio in Italia nasce intorno agli anni 80 del XX secolo. Da quel momento il contesto italiano diventa multiculturale, cioè un luogo popolato da persone che provengono da diversi Paesi con una propria identità culturale e personale. Nella presente relazione desidero sostenere l’approccio dialogico relazionale al fine di favorire una comunicazione interculturale, dove le persone non sono etichettate in base agli stereotipi comuni e ai pregiudizi etnici che alimentano la dispercezione sociale della realtà. In particolare, nel primo capitolo introdurrò il mio tema della relazione finale, eseguendo un breve ma coinciso excursus storico sul fenomeno migratorio per poi approfondire la percezione sociale della maggior parte della popolazione italiana nei confronti dei migranti. Come vedremo nel secondo paragrafo del primo capitolo, purtroppo, la società ospitante italiana ha una visione perlopiù distorta e negativa dello straniero. Pertanto, il secondo capitolo della relazione spiega quanto è essenziale adottare uno sguardo aperto, dove il pregiudizio etnico è sostituito dalla curiosità di incontrare l’Altro. È necessario quindi decentrarsi e accogliere l’Altro, accettando la sua storia senza costruire una falsa identità. In tal senso, potremmo iniziare a pensare ad una società più inclusiva, dove l’integrazione è un processo di cura dell’Altro fondamentale nel rapporto reciproco tra straniero e società d’accoglienza. Logicamente dobbiamo intendere l’integrazione come un processo dinamico ed in continuo mutamento, proprio come l’identità di una qualsiasi persona. Di conseguenza si riscontreranno indubbiamente alcune difficoltà, connesse sia all’aspetto linguistico sia ad una questione sociale. Tuttavia, gli ostacoli dell’integrazione possono essere facilitati dalla mediazione. Nel terzo capitolo verrà analizzata appunto la mediazione intesa come mezzo di facilitazione dei conflitti generati a causa degli scogli linguistici e sociali. In particolare, la figura del mediatore linguistico in contesto scolastico aiuta gli bambini e ragazzi nell’integrazione e nella relazione con il gruppo classe e con gli insegnanti. Il mediatore devo quindi adottare un atteggiamento di accoglienza, apertura e decentramento da sé stesso. Inoltre egli dovrà diventare un ponte tra due parti molto differenti. Come vedremo, la ricerca di una soluzione dialogico relazionale per favorire una realtà più inclusiva non è affatto immediata e ovvia. Tuttavia, credo fortemente che, sensibilizzando la società su tale tematica, si possa generare curiosità e volontà di iniziare a mutare alcuni atteggiamenti di cui prima non riuscivamo a comprendere la loro erroneità.

"Dialogo interculturale per una società inclusiva"

INFANTI, DILETTA
2022/2023

Abstract

The migration phenomenon in Italy was born around the 80s of the 20th century. From that moment the Italian context becomes multicultural, that is a place populated by people who come from different countries with their own cultural and personal identities. In this report, I wish to support the relational dialogic approach in order to promote intercultural communication, where people are not labeled based on common stereotypes and ethnic prejudices that fuel social misperceptions of reality. In particular, in the first chapter, I will introduce the theme of the final report, explaining a brief but concise historical excursus on the migratory phenomenon and then delving into the social perception of the majority of the Italian population towards migrants. As we will see in the second paragraph of the first chapter, unfortunately, the Italian host society has a mostly distorted and negative vision of the foreigner. Therefore, the second chapter of the report explains how essential it is to adopt an open gaze, where ethnic prejudice is replaced by curiosity to meet the other. It is therefore necessary to decentralize oneself and welcome the other, accepting their history without building a false identity. In this sense, we could start to think about a more inclusive society, where integration is a fundamental process of caring for the Other in the mutual relationship between foreigners and host society. Logically we must understand integration as a dynamic and constantly changing process, just like the identity of any person. As a result, some difficulties will undoubtedly be encountered, connected both to the linguistic aspect and a social issue. However, integration obstacles can be eased by mediation. In the third chapter, mediation will be analyzed and understood as a means of facilitating conflicts generated due to linguistic and social obstacles. In particular, the figure of the linguistic mediator in a school context helps children and young people in their integration and relationship with the class group and with the teachers. The mediator must therefore adopt an attitude of acceptance, openness, and decentralization from himself. Furthermore, he will have to become a bridge between two very different parties. As we will see, the search for a relational dialogic solution to foster a more inclusive reality is not at all immediate and obvious. However, I strongly believe that, by raising awareness in society on this issue, we can generate curiosity and the will to start changing some attitudes whose erroneousness we were previously unable to understand.
2022
"Intercultural dialogue for an inclusive society"
Il fenomeno migratorio in Italia nasce intorno agli anni 80 del XX secolo. Da quel momento il contesto italiano diventa multiculturale, cioè un luogo popolato da persone che provengono da diversi Paesi con una propria identità culturale e personale. Nella presente relazione desidero sostenere l’approccio dialogico relazionale al fine di favorire una comunicazione interculturale, dove le persone non sono etichettate in base agli stereotipi comuni e ai pregiudizi etnici che alimentano la dispercezione sociale della realtà. In particolare, nel primo capitolo introdurrò il mio tema della relazione finale, eseguendo un breve ma coinciso excursus storico sul fenomeno migratorio per poi approfondire la percezione sociale della maggior parte della popolazione italiana nei confronti dei migranti. Come vedremo nel secondo paragrafo del primo capitolo, purtroppo, la società ospitante italiana ha una visione perlopiù distorta e negativa dello straniero. Pertanto, il secondo capitolo della relazione spiega quanto è essenziale adottare uno sguardo aperto, dove il pregiudizio etnico è sostituito dalla curiosità di incontrare l’Altro. È necessario quindi decentrarsi e accogliere l’Altro, accettando la sua storia senza costruire una falsa identità. In tal senso, potremmo iniziare a pensare ad una società più inclusiva, dove l’integrazione è un processo di cura dell’Altro fondamentale nel rapporto reciproco tra straniero e società d’accoglienza. Logicamente dobbiamo intendere l’integrazione come un processo dinamico ed in continuo mutamento, proprio come l’identità di una qualsiasi persona. Di conseguenza si riscontreranno indubbiamente alcune difficoltà, connesse sia all’aspetto linguistico sia ad una questione sociale. Tuttavia, gli ostacoli dell’integrazione possono essere facilitati dalla mediazione. Nel terzo capitolo verrà analizzata appunto la mediazione intesa come mezzo di facilitazione dei conflitti generati a causa degli scogli linguistici e sociali. In particolare, la figura del mediatore linguistico in contesto scolastico aiuta gli bambini e ragazzi nell’integrazione e nella relazione con il gruppo classe e con gli insegnanti. Il mediatore devo quindi adottare un atteggiamento di accoglienza, apertura e decentramento da sé stesso. Inoltre egli dovrà diventare un ponte tra due parti molto differenti. Come vedremo, la ricerca di una soluzione dialogico relazionale per favorire una realtà più inclusiva non è affatto immediata e ovvia. Tuttavia, credo fortemente che, sensibilizzando la società su tale tematica, si possa generare curiosità e volontà di iniziare a mutare alcuni atteggiamenti di cui prima non riuscivamo a comprendere la loro erroneità.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/60933