MARCUSE E IL SESSANTOTTO

Il sentore ogni giorno più insistente che il periodo della mia giovinezza stia venendo a coincidere con quella che gli storici chiamano congiuntura storica, è stato senza dubbio il motivo del mio profondo interesse per l’oggetto della mia tesi. Mai come in questa fase della mia seppur breve esistenza, i notiziari mi paiono i narratori di un’umanità in divenire, spedita a grandi falcate verso destinazioni inedite e capitoli nuovi della storia. Ecco perché il mio sguardo sulle cose e sui fatti – già per sua natura tendente al zooming out – è motivato dall’esigenza di cercare spiegazioni universali per questioni e problemi che, un figlio di un mondo interconnesso come il sottoscritto, percepisce come universali. Era quindi naturale che trovassi nella dimora dell’universale, la filosofia, l’ambito di ricerca per lo svolgimento di questa tesi. In particolare nella filosofia del professor Herbert Marcuse, esponente di spicco della Scuola di Francoforte, nonché uno dei più illustri fautori della teoria critica della società. Da un’attenta lettura delle sue opere ho tratto spunti di riflessione e numerosi punti di contatto fra le enunciazioni del filosofo e la realtà storica presente.