Attraverso l’analisi del versante giuridico del caso di Enrico “Chico” Forti, l’elaborato esamina due importanti istituti della cooperazione giudiziaria penale: l’estradizione e l’esecuzione della pena in Italia. Si tratta di due istituti che coinvolgono più settori del diritto penale. Al primo impatto sono di facile evidenziazione gli aspetti processuali e internazionalistici, confermati dal fatto che la materia viene regolata da convenzioni e, in mancanza di queste, da norme consuetudinarie e dalle norme interne. A un esame più approfondito, tuttavia, non può non essere evidenziata la necessità e l’imprescindibilità di uno studio attento degli istituti e dei principi sostanziali della materia, tra cui spiccano la funzione della pena, la (in)costituzionalità della pena di morte e dell’ergastolo, sia nella forma ostativa che tradizionale. L’elaborato si concentra dunque su questi crinali, il cui confine non può che essere mobile. L’esposizione prende il via da un esame puntuale dell’estradizione, nella sua molteplice previsione: nell’ordinamento interno, in quello europeo e nei rapporti con gli Stati Uniti d’America. Nel prosieguo dei capitoli, inoltre, vengono esaminati alcuni istituti di diritto penale sostanziale, tra cui l’essenza della politicità del reato e la funzione della pena. Approfondimenti necessari per cogliere a pieno il senso della materia e dell’elaborato stesso. La ricerca di una definizione di reato politico non è una velleità dogmatica: l’adesione a una tesi piuttosto che a un’altra ha delle ricadute pratiche di notevole rilevanza. Durante l’esposizione si esaminerà l’annosa questione della pena di morte, oggi presente in numerosi Paesi e specialmente, per quel che qui ci riguarda, negli Stati Uniti d’America. L’estradizione risente dell’impostazione data dal diritto interno (e dalla iurisprudentia, nella sua accezione di epoca romana) a questioni sostanziali come la funzione della pena e alla costituzionalità della sanzione capitale. La sua contrarietà alla legge fondamentale, infatti, si riflette sulla disciplina dell’estradizione. Discorsi analoghi possono essere fatti per le pene disumane e degradanti, tra cui figura anzitutto la tortura. Su questo discorso si innestano considerazioni ulteriori, connesse con quelle appena svolte. Prima tra tutte la questione del diritto internazionale, in cui primeggia il celebre principio pacta sunt servanda. La ricerca di un equilibrio tra il principio internazionalistico e i principi supremi dell’ordinamento, non sempre e non per forza coincidenti, non è cosa facile, ed è lungi dall’essere consolidata. Su queste linee direttrici si svilupperà dunque questo scritto: partendo da un’analisi degli strumenti di cooperazione giudiziaria, se ne esamineranno alcuni rilevanti profili critici, rientranti, per l’appunto, in profili di diritto sostanziale, processuale e internazionale. L’ultima parte dell’elaborato si concluderà là dove tutta la ricerca è cominciata, ossia dallo studio del caso di Chico Forti, cittadino italiano condannato negli Stati Uniti e dal 2000 recluso a Miami, sino al suo trasferimento in Italia nel maggio 2024. Il caso citato verrà qui in rilievo solo per i suoi profili inerenti all’esecuzione della pena in Italia. Sussumere un caso concreto all’interno della teoria è cosa utile non soltanto per i pratici del diritto, ma anche per una migliore comprensione degli istituti giuridici analizzati.

La cooperazione giudiziaria penale nell’estradizione passiva e nell’esecuzione della pena. Il caso di Enrico “Chico” Forti.

PACCHER, EMANUELE
2023/2024

Abstract

Attraverso l’analisi del versante giuridico del caso di Enrico “Chico” Forti, l’elaborato esamina due importanti istituti della cooperazione giudiziaria penale: l’estradizione e l’esecuzione della pena in Italia. Si tratta di due istituti che coinvolgono più settori del diritto penale. Al primo impatto sono di facile evidenziazione gli aspetti processuali e internazionalistici, confermati dal fatto che la materia viene regolata da convenzioni e, in mancanza di queste, da norme consuetudinarie e dalle norme interne. A un esame più approfondito, tuttavia, non può non essere evidenziata la necessità e l’imprescindibilità di uno studio attento degli istituti e dei principi sostanziali della materia, tra cui spiccano la funzione della pena, la (in)costituzionalità della pena di morte e dell’ergastolo, sia nella forma ostativa che tradizionale. L’elaborato si concentra dunque su questi crinali, il cui confine non può che essere mobile. L’esposizione prende il via da un esame puntuale dell’estradizione, nella sua molteplice previsione: nell’ordinamento interno, in quello europeo e nei rapporti con gli Stati Uniti d’America. Nel prosieguo dei capitoli, inoltre, vengono esaminati alcuni istituti di diritto penale sostanziale, tra cui l’essenza della politicità del reato e la funzione della pena. Approfondimenti necessari per cogliere a pieno il senso della materia e dell’elaborato stesso. La ricerca di una definizione di reato politico non è una velleità dogmatica: l’adesione a una tesi piuttosto che a un’altra ha delle ricadute pratiche di notevole rilevanza. Durante l’esposizione si esaminerà l’annosa questione della pena di morte, oggi presente in numerosi Paesi e specialmente, per quel che qui ci riguarda, negli Stati Uniti d’America. L’estradizione risente dell’impostazione data dal diritto interno (e dalla iurisprudentia, nella sua accezione di epoca romana) a questioni sostanziali come la funzione della pena e alla costituzionalità della sanzione capitale. La sua contrarietà alla legge fondamentale, infatti, si riflette sulla disciplina dell’estradizione. Discorsi analoghi possono essere fatti per le pene disumane e degradanti, tra cui figura anzitutto la tortura. Su questo discorso si innestano considerazioni ulteriori, connesse con quelle appena svolte. Prima tra tutte la questione del diritto internazionale, in cui primeggia il celebre principio pacta sunt servanda. La ricerca di un equilibrio tra il principio internazionalistico e i principi supremi dell’ordinamento, non sempre e non per forza coincidenti, non è cosa facile, ed è lungi dall’essere consolidata. Su queste linee direttrici si svilupperà dunque questo scritto: partendo da un’analisi degli strumenti di cooperazione giudiziaria, se ne esamineranno alcuni rilevanti profili critici, rientranti, per l’appunto, in profili di diritto sostanziale, processuale e internazionale. L’ultima parte dell’elaborato si concluderà là dove tutta la ricerca è cominciata, ossia dallo studio del caso di Chico Forti, cittadino italiano condannato negli Stati Uniti e dal 2000 recluso a Miami, sino al suo trasferimento in Italia nel maggio 2024. Il caso citato verrà qui in rilievo solo per i suoi profili inerenti all’esecuzione della pena in Italia. Sussumere un caso concreto all’interno della teoria è cosa utile non soltanto per i pratici del diritto, ma anche per una migliore comprensione degli istituti giuridici analizzati.
2023
Criminal judicial cooperation in passive extradition and execution of sentences. The case of Enrico “Chico” Forti.
Cooperazione penale
Estradizione passiva
Chico Forti
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/67069