Alla fine degli anni ’20 si assisteva a un sostanziale risveglio del sistema internazionale e a una ripresa di vitalità all’interno della Società delle Nazioni. Soprattutto grazie all’azione del ministro degli Esteri Dino Grandi, nominato il 12 settembre 1929, si sviluppava una particolare attenzione e un rinnovato impegno da parte italiana nell’ambito del sistema di Ginevra. Secondo Grandi la politica estera dell’Italia doveva perseguire l’interesse nazionale, e in quel particolare momento la nuova politica di pace fondata sul disarmo offriva all’Italia maggiori vantaggi sul piano economico e politico rispetto a una politica di sterile opposizione alla Società delle Nazioni. Cercò di preservare e rafforzare la posizione dell’Italia, a tratti tentando quella politica di equidistanza che le avrebbe dovuto permettere di essere determinante nei rapporti di forza fra gli Stati, e al contempo cercando di far emergere l’indipendenza e l’autonomia dell’azione internazionale dell’Italia, riuscendo anche talvolta a tramutare ostilità e antipatie e attirare rispetto per la politica internazionale dell’Italia fascista. Il societarismo, il pacifismo e il disarmismo di Grandi non vennero sempre accolti con entusiasmo, infatti spesso il ministro si trovò a dover difendere e giustificare a livello interno la propria posizione a Ginevra. Complesso fu anche il rapporto fra Grandi e Mussolini, e fra le loro rispettive visioni che a volte non coincidevano e anzi si contrastavano, anche se ciò rispondeva a specifiche necessità di politica interna ed estera. Sin dall’immediato dopoguerra la complicata e delicata questione del disarmo, obiettivo primario sancito nell’atto di fondazione della Società delle Nazioni costituita al fine della difesa dell’ordine internazionale e della pace, assorbì grandi energie e impegnò gli Stati in numerosi tentativi di accordo. Particolarmente rilevanti gli sforzi compiuti nel settore del disarmo navale e nella Conferenza per la riduzione e la limitazione degli armamenti che ebbe avvio, dopo anni di lavori preparatori, il 2 febbraio 1932. E’ importante sottolineare il fatto che il successo o il fallimento degli accordi, oltre che sottostare a logiche di prestigio, parità di status e diritti fra potenze, soprattutto durante lo svolgersi della conferenza, legavano la questione del disarmo a quella della sicurezza. I diversi orientamenti furono causa di lunghe trattative fra gli Stati che portarono a esiti spesso non positivi. Nel luglio 1932 Mussolini riassunse la guida del ministero. La situazione internazionale era gravemente cambiata ed era necessario modificare l’indirizzo della politica estera italiana. La crisi economica, scoppiata nel 1929, aveva prodotto sul vecchio continente cambiamenti nella politica dei maggiori Stati europei, in particolare avviando l’ascesa del nazionalsocialismo in Germania. L’Europa si faceva sempre più inquieta e l’Italia rischiava di veder diminuire il proprio ruolo. Diventava sempre più manifesta l’incapacità di azione della Società delle Nazioni in assenza di convergenza di volontà delle grandi potenze e iniziavano a svilupparsi le premesse per l’indebolimento della Società stessa. L’abbandono dei lavori della Conferenza del disarmo da parte della Germania, cui seguirà l’uscita della stessa dalla Società delle Nazioni, ne suggellò il fallimento. Negli anni successivi sarà sempre più evidente la vera natura dell’illusione del disarmo che aveva incantato il mondo solo pochi anni prima e che ora lasciava spazio a una corsa al riarmo che avrebbe portato all’estremo epilogo alla fine del decennio.
Dino Grandi e la questione del disarmo nell'ambito della Società delle Nazioni
RIZZATO, CHIARA
2023/2024
Abstract
Alla fine degli anni ’20 si assisteva a un sostanziale risveglio del sistema internazionale e a una ripresa di vitalità all’interno della Società delle Nazioni. Soprattutto grazie all’azione del ministro degli Esteri Dino Grandi, nominato il 12 settembre 1929, si sviluppava una particolare attenzione e un rinnovato impegno da parte italiana nell’ambito del sistema di Ginevra. Secondo Grandi la politica estera dell’Italia doveva perseguire l’interesse nazionale, e in quel particolare momento la nuova politica di pace fondata sul disarmo offriva all’Italia maggiori vantaggi sul piano economico e politico rispetto a una politica di sterile opposizione alla Società delle Nazioni. Cercò di preservare e rafforzare la posizione dell’Italia, a tratti tentando quella politica di equidistanza che le avrebbe dovuto permettere di essere determinante nei rapporti di forza fra gli Stati, e al contempo cercando di far emergere l’indipendenza e l’autonomia dell’azione internazionale dell’Italia, riuscendo anche talvolta a tramutare ostilità e antipatie e attirare rispetto per la politica internazionale dell’Italia fascista. Il societarismo, il pacifismo e il disarmismo di Grandi non vennero sempre accolti con entusiasmo, infatti spesso il ministro si trovò a dover difendere e giustificare a livello interno la propria posizione a Ginevra. Complesso fu anche il rapporto fra Grandi e Mussolini, e fra le loro rispettive visioni che a volte non coincidevano e anzi si contrastavano, anche se ciò rispondeva a specifiche necessità di politica interna ed estera. Sin dall’immediato dopoguerra la complicata e delicata questione del disarmo, obiettivo primario sancito nell’atto di fondazione della Società delle Nazioni costituita al fine della difesa dell’ordine internazionale e della pace, assorbì grandi energie e impegnò gli Stati in numerosi tentativi di accordo. Particolarmente rilevanti gli sforzi compiuti nel settore del disarmo navale e nella Conferenza per la riduzione e la limitazione degli armamenti che ebbe avvio, dopo anni di lavori preparatori, il 2 febbraio 1932. E’ importante sottolineare il fatto che il successo o il fallimento degli accordi, oltre che sottostare a logiche di prestigio, parità di status e diritti fra potenze, soprattutto durante lo svolgersi della conferenza, legavano la questione del disarmo a quella della sicurezza. I diversi orientamenti furono causa di lunghe trattative fra gli Stati che portarono a esiti spesso non positivi. Nel luglio 1932 Mussolini riassunse la guida del ministero. La situazione internazionale era gravemente cambiata ed era necessario modificare l’indirizzo della politica estera italiana. La crisi economica, scoppiata nel 1929, aveva prodotto sul vecchio continente cambiamenti nella politica dei maggiori Stati europei, in particolare avviando l’ascesa del nazionalsocialismo in Germania. L’Europa si faceva sempre più inquieta e l’Italia rischiava di veder diminuire il proprio ruolo. Diventava sempre più manifesta l’incapacità di azione della Società delle Nazioni in assenza di convergenza di volontà delle grandi potenze e iniziavano a svilupparsi le premesse per l’indebolimento della Società stessa. L’abbandono dei lavori della Conferenza del disarmo da parte della Germania, cui seguirà l’uscita della stessa dalla Società delle Nazioni, ne suggellò il fallimento. Negli anni successivi sarà sempre più evidente la vera natura dell’illusione del disarmo che aveva incantato il mondo solo pochi anni prima e che ora lasciava spazio a una corsa al riarmo che avrebbe portato all’estremo epilogo alla fine del decennio.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/75081