La presente tesi di laurea nasce da un interesse personale maturato durante la frequentazione in questi anni, degli ospedali, non come paziente ma come accompagnatrice. Le lunghe attese e le infinite camminate lungo i corridoi mi hanno motivata ad indagare, attraverso una ricerca di tipo descrittivo, il modo di fare scuola in ospedale, cercando in particolare di capire quali strategie, strumenti e metodologie vengono utilizzate dai docenti e proposte agli alunni ricoverati presso la scuola dell’ospedale San Bortolo di Vicenza. La ricerca ha coinvolto gli insegnanti di scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado che lavorano presso la SIO di Vicenza, a cui è stata rivolta un’intervista; sono stati inoltre osservati gli alunni della SIO, in reparto e durante alcuni progetti con enti esterni all’ospedale. Come si può fare didattica? Quali metodologie vengono utilizzate? Come differiscono a seconda delle fasce d’età (infanzia, primaria e secondaria di primo grado)? Che differenze ci sono rispetto ad una scuola tradizionale, esterna all’ospedale? Come coinvolgere e motivare i bambini ricoverati se non ne “hanno voglia” o se non se la sentono? Quanta importanza dare agli obiettivi didattici? Come si può conciliare una didattica coinvolgente, motivante, rispettosa dei tempi e dello stato psico-emotivo dei bambini con il raggiungimento degli obiettivi didattici? A partire da queste domande iniziali la mia ricerca intende presentare un contesto complesso com’è quello della scuola in ospedale. Ciò che è emerso dall’analisi dei dati è che le metodologie utilizzate variano a seconda della lunghezza della degenza e delle caratteristiche degli alunni a cui ci si rivolge. La metodologia ludica risulta comunque vincente sia come primo approccio all’alunno in ospedale sia per affrontare i contenuti didattici. Assieme al gioco didattico, il laboratorio, l’approccio cooperativo, la possibilità di scelta per gli alunni degenti se “fare o meno scuola”, l’ascoltare i bisogni e le preferenze dei bambini, il recupero di un rapporto individuale con l’alunno, la personalizzazione didattica, il fare memoria di ciò che piace, risultano strategie ottimali per mettere al centro l’alunno, per offrire un momento di “normalità” in un periodo particolare della sua vita e per realizzare un lavoro sartoriale specifico per ciascun bambino. La scuola in ospedale, dunque, può essere considerata un laboratorio didattico le cui “strategie” possono essere prese a modello anche per affrontare le sfide della scuola “fuori” dall’ospedale.
'Fare scuola' in ospedale. Una ricerca descrittiva sulle pratiche didattiche della Scuola in Ospedale di Vicenza.
GASPARI, LISA
2023/2024
Abstract
La presente tesi di laurea nasce da un interesse personale maturato durante la frequentazione in questi anni, degli ospedali, non come paziente ma come accompagnatrice. Le lunghe attese e le infinite camminate lungo i corridoi mi hanno motivata ad indagare, attraverso una ricerca di tipo descrittivo, il modo di fare scuola in ospedale, cercando in particolare di capire quali strategie, strumenti e metodologie vengono utilizzate dai docenti e proposte agli alunni ricoverati presso la scuola dell’ospedale San Bortolo di Vicenza. La ricerca ha coinvolto gli insegnanti di scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado che lavorano presso la SIO di Vicenza, a cui è stata rivolta un’intervista; sono stati inoltre osservati gli alunni della SIO, in reparto e durante alcuni progetti con enti esterni all’ospedale. Come si può fare didattica? Quali metodologie vengono utilizzate? Come differiscono a seconda delle fasce d’età (infanzia, primaria e secondaria di primo grado)? Che differenze ci sono rispetto ad una scuola tradizionale, esterna all’ospedale? Come coinvolgere e motivare i bambini ricoverati se non ne “hanno voglia” o se non se la sentono? Quanta importanza dare agli obiettivi didattici? Come si può conciliare una didattica coinvolgente, motivante, rispettosa dei tempi e dello stato psico-emotivo dei bambini con il raggiungimento degli obiettivi didattici? A partire da queste domande iniziali la mia ricerca intende presentare un contesto complesso com’è quello della scuola in ospedale. Ciò che è emerso dall’analisi dei dati è che le metodologie utilizzate variano a seconda della lunghezza della degenza e delle caratteristiche degli alunni a cui ci si rivolge. La metodologia ludica risulta comunque vincente sia come primo approccio all’alunno in ospedale sia per affrontare i contenuti didattici. Assieme al gioco didattico, il laboratorio, l’approccio cooperativo, la possibilità di scelta per gli alunni degenti se “fare o meno scuola”, l’ascoltare i bisogni e le preferenze dei bambini, il recupero di un rapporto individuale con l’alunno, la personalizzazione didattica, il fare memoria di ciò che piace, risultano strategie ottimali per mettere al centro l’alunno, per offrire un momento di “normalità” in un periodo particolare della sua vita e per realizzare un lavoro sartoriale specifico per ciascun bambino. La scuola in ospedale, dunque, può essere considerata un laboratorio didattico le cui “strategie” possono essere prese a modello anche per affrontare le sfide della scuola “fuori” dall’ospedale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/75457