Occupare e occuparsi: dai consultori alle consultorie transfemministe, gli spazi politici della cura nella città

The current urban context is structured in terms of marginalizations, unequal relations of power and strength, social stratifications and differences of privilege, resources and possibilities. The neoliberal city produces and reproduces these dynamics to keep its status quo intact, through the concentration of privileges and the marginalization of all those subjects whose identity, in some ways, diverges from the norm. To fight this development, a proposal that emerges from transfeminist, ecological, queer and anti-racist movements is the politics of care, which looks at social relations and the construction of society from a new perspective, of reappropriation of spaces and creation of new communities. Politics of care aims to overturn the idea of the subject's autonomy, and instead highlight the concept of vulnerability, to build new forms of relationships, meanings and spaces. Within this model, the subjects of family counseling centers and the new feminist and transfeminist community centers represent an example of spaces of care. Counseling centers were born, in the 70s, from feminist and women's movements, in an attempt to give voice to women, to guarantee listening, support and help. Transfeminist community centers are developing today in response to the emptying (of meaning and services) of public counseling centers, in the desire to develop a new way of looking at health, well-being and care in holistic terms, with links to the political fights for abortion, sexual and reproductive health, sex education, and within inclusive, safe and egalitarian communities.

Il contesto urbano è ad oggi strutturato in termini di marginalizzazioni, rapporti diseguali di potere e di forza, stratificazioni sociali e differenziazioni in termini di privilegio, risorse e possibilità. La città neoliberale produce e riproduce queste dinamiche per mantenere intatto il proprio status quo, attraverso la concentrazione dei privilegi e la marginalizzazione di tutti quei soggetti la cui identità, in qualche modo, diverge rispetto alla norma imposta. Per contrastare questo sviluppo, una proposta che emerge dai movimenti transfemministi, ecologisti, queer e antirazzisti è quella della politica della cura, che guarda alle relazioni sociali e alla costruzione della società in ottica nuova, di riappropriazione degli spazi e costruzione di nuove comunità. La politica della cura si propone di ribaltare l’idea dell’autonomia del soggetto, e metterne in luce invece la vulnerabilità, per partire da essa nel costruire forme diverse di relazioni, significati e spazi. All’interno di questo modello, i soggetti dei consultori e delle nuove consultorie femministe e transfemministe rappresentano un esempio di luoghi della cura. I consultori nascono, a partire dagli anni 70, dai movimenti femministi e di donne, nel tentativo di costruire luoghi in cui far emergere le voci femminili, in cui garantire ascolto, supporto, aiuto. Le consultorie si sviluppano oggi in risposta allo svuotamento (di significato e di servizi) dei consultori pubblici, nel desiderio di sviluppare un nuovo modo di guardare alla salute, al benessere e alla cura in termini olistici, con riferimento alle lotte politiche per l’aborto, la salute sessuale e riproduttiva, l’educazione sessuale, e all’interno di comunità includenti, sicure ed egualitarie.