Uno dei processi che ci permettono di adattarci al mondo che ci circonda e di sopravvivere è l’apprendimento. Riusciamo ad adeguarci ad una realtà instabile grazie alla capacità del nostro sistema cognitivo di apprendere le regolarità ambientali sulla base delle quali costruisce un modello su come funziona il mondo, e di aggiornarlo a fronte di situazioni che, invece, violano tali regolarità. Le rappresentazioni interne che costruiamo ci consentono di fare previsioni e di scegliere il comportamento migliore in ogni circostanza. Questo continuo processo di (ri-)costruzione della conoscenza può essere deliberato e consapevole (apprendimento esplicito/dichiarativo), oppure, come spesso accade, automatico e sfuggire alla cognizione individuale (apprendimento implicito/processuale). Indipendentemente dalla consapevolezza dell’individuo durante il suo processo di apprendimento, quest’ultimo è supportato dalle funzioni esecutive, un’insieme di abilità mentali che ci consentono di regolare le nostre risorse cognitive ed emotive per promuovere un comportamento orientato ad uno scopo. Allo stesso modo, i contenuti dell’apprendimento consentono all’individuo di modulare le proprie funzioni esecutive per adattarsi alla volatilità ambientale. Quanto appena scritto è vero all’interno di traiettorie evolutive tipiche, ma cosa accade nei casi in cui il percorso di sviluppo devia dalla traiettoria attesa? Il Disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività (ADHD) rientra in questi ultimi casi e si riferisce ad un quadro clinico caratterizzato da disattenzione e/o iperattività/impulsività. Tradizionalmente, i sintomi tipici di questo quadro clinico vengono attribuiti ad una compromissione del funzionamento esecutivo, tipico anche di altri disturbi neuroevolutivi. Nel presente elaborato mi sono concentrata sulla relazione tra flessibilità cognitiva ed apprendimento in un gruppo di bambini di età compresa tra i 4 ed i 14 anni con diagnosi di ADHD e ADHD con comorbilità (ASD, DSA). Gli obiettivi principali sono: valutare se, in questa fetta di popolazione, la flessibilità cognitiva rimane una funzione stabile indipendentemente dal livello di consapevolezza con cui il bambino apprende, oppure se differisce tra contesti di apprendimento esplicito ed implicito, e se, i bambini con questa diagnosi, si servono di quanto implicitamente appreso per migliorare la propria prestazione ad un compito. A tal fine, sono state confrontate le performance ottenute dal gruppo sperimentale ad un compito neuropsicologico che valuta la flessibilità esplicita, il Wisconsin Card Sorting Test (WCST), con un compito di apprendimento associativo implicito, Mario Task. Dalla ricerca oggetto del presente elaborato emergono due risultati principali: le prestazioni dei partecipanti al Mario Task sono apparse complessivamente stabili, indice del fatto che il compito non ha suscitato apprendimento associativo nei soggetti, e un assenza di relazione tra le prestazioni al Mario Task e al WCST. L’assenza di un gruppo di controllo non rende possibile confermare che il mancato apprendimento dipenda dal quadro clinico dei partecipanti, né che flessibilità cognitiva esplicita ed implicita siano effettivamente indipendenti. Tuttavia, i risultati potrebbero essere in linea con la letteratura precedente su bambini con Disturbo dello Spettro dell’Autimo (ASD), suggerendo una possibile compromissione, in questi bambini, nella capacità di modulare le proprie prestazioni sulla base delle regolarità apprese.
Possibili differenze nella flessibilità cognitiva di bambini con ADHD tra compiti di apprendimento esplicito ed implicito
POLASTRI, ERICA
2023/2024
Abstract
Uno dei processi che ci permettono di adattarci al mondo che ci circonda e di sopravvivere è l’apprendimento. Riusciamo ad adeguarci ad una realtà instabile grazie alla capacità del nostro sistema cognitivo di apprendere le regolarità ambientali sulla base delle quali costruisce un modello su come funziona il mondo, e di aggiornarlo a fronte di situazioni che, invece, violano tali regolarità. Le rappresentazioni interne che costruiamo ci consentono di fare previsioni e di scegliere il comportamento migliore in ogni circostanza. Questo continuo processo di (ri-)costruzione della conoscenza può essere deliberato e consapevole (apprendimento esplicito/dichiarativo), oppure, come spesso accade, automatico e sfuggire alla cognizione individuale (apprendimento implicito/processuale). Indipendentemente dalla consapevolezza dell’individuo durante il suo processo di apprendimento, quest’ultimo è supportato dalle funzioni esecutive, un’insieme di abilità mentali che ci consentono di regolare le nostre risorse cognitive ed emotive per promuovere un comportamento orientato ad uno scopo. Allo stesso modo, i contenuti dell’apprendimento consentono all’individuo di modulare le proprie funzioni esecutive per adattarsi alla volatilità ambientale. Quanto appena scritto è vero all’interno di traiettorie evolutive tipiche, ma cosa accade nei casi in cui il percorso di sviluppo devia dalla traiettoria attesa? Il Disturbo da Deficit d’Attenzione e Iperattività (ADHD) rientra in questi ultimi casi e si riferisce ad un quadro clinico caratterizzato da disattenzione e/o iperattività/impulsività. Tradizionalmente, i sintomi tipici di questo quadro clinico vengono attribuiti ad una compromissione del funzionamento esecutivo, tipico anche di altri disturbi neuroevolutivi. Nel presente elaborato mi sono concentrata sulla relazione tra flessibilità cognitiva ed apprendimento in un gruppo di bambini di età compresa tra i 4 ed i 14 anni con diagnosi di ADHD e ADHD con comorbilità (ASD, DSA). Gli obiettivi principali sono: valutare se, in questa fetta di popolazione, la flessibilità cognitiva rimane una funzione stabile indipendentemente dal livello di consapevolezza con cui il bambino apprende, oppure se differisce tra contesti di apprendimento esplicito ed implicito, e se, i bambini con questa diagnosi, si servono di quanto implicitamente appreso per migliorare la propria prestazione ad un compito. A tal fine, sono state confrontate le performance ottenute dal gruppo sperimentale ad un compito neuropsicologico che valuta la flessibilità esplicita, il Wisconsin Card Sorting Test (WCST), con un compito di apprendimento associativo implicito, Mario Task. Dalla ricerca oggetto del presente elaborato emergono due risultati principali: le prestazioni dei partecipanti al Mario Task sono apparse complessivamente stabili, indice del fatto che il compito non ha suscitato apprendimento associativo nei soggetti, e un assenza di relazione tra le prestazioni al Mario Task e al WCST. L’assenza di un gruppo di controllo non rende possibile confermare che il mancato apprendimento dipenda dal quadro clinico dei partecipanti, né che flessibilità cognitiva esplicita ed implicita siano effettivamente indipendenti. Tuttavia, i risultati potrebbero essere in linea con la letteratura precedente su bambini con Disturbo dello Spettro dell’Autimo (ASD), suggerendo una possibile compromissione, in questi bambini, nella capacità di modulare le proprie prestazioni sulla base delle regolarità apprese.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/78562