L’epatocarcinoma (HCC) è una delle principali cause di morte relative al cancro a livello globale. I principali fattori di rischio di insorgenza di HCC sono molteplici e diversi. Nella progressione della neoplasia, il microambiente tumorale (TME) è un fattore determinante, dove i macrofagi M2, caratterizzati da un fenotipo pro-tumorale, svolgono un ruolo cruciale. Le cellule tumorali, inoltre, possono eludere la risposta immunitaria tramite meccanismi specifici, come la sovraespressione del checkpoint immunitario PD-L1. Questo antigene, legandosi al suo recettore presente sulla superficie dei linfociti T, induce l’apoptosi nelle cellule immunitarie o ne inibisce l’attività, favorendo così l’evasione immunitaria e la progressione della malattia. Di recente, perciò, la ricerca si è concentrata sullo sviluppo di terapie in grado di ripristinare il riconoscimento immunitario delle cellule tumorali, tramite l’azione degli inibitori di checkpoint immunitari, come l’Atezolizumab, che agiscono ripristinando l’azione del sistema immunitario. In questa tesi sono state testate due formulazioni liposomiali di Doxorubicina, SIL (Stealth ImmunoLiposomes) ed SL (Stealth Liposomes). I liposomi SIL sono funzionalizzati con il frammento Fab di Atezolizumab, che li rende capaci di legarsi in modo specifico alle cellule che sovra-esprimono PD-L1, come quelle dell’epatocarcinoma. Il primo obiettivo di questa tesi è stato quello di valutare l’effetto immunomodulatorio delle formulazioni in vitro. In particolare, è stato eseguito un saggio di Immunocitochimica su colture 2D di cellule murine Hepa 1-6, stimolate con la citochina INF-γ per sovra-esprimere PD-L1. Entrambe le formulazioni hanno ridotto la sua espressione. In seguito, è stata indagata la via di segnalazione responsabile dell’iperespressione del checkpoint immunitario, focalizzandosi sull’espressione di IRF-1, fattore che contribuisce alla sovraespressione di PD-L1. La formulazione SIL ha ridotto l’espressione di IRF-1, dimostrandosi capace non solo di colpire le cellule che sovra-esprimono PD-L1 in modo selettivo, ma riducendo anche i livelli di IRF-1, favorendo il ripristino del riconoscimento immunitario delle cellule cancerogene. Il secondo obiettivo di tesi è stato quello di mettere a punto un modello in vitro che andasse a simulare più fedelmente il microambiente tumorale, trattando le cellule Hepa 1-6 con il terreno condizionato derivante dai macrofagi M2. Questo modello è stato validato e sarà utilizzato in studi successivi. L’effetto di SL, SIL, Atezolizumab e della combinazione di SL e Atezolizumab e stato successivamente valutato in vivo in un modello ectopico singenico di HCC. Le due formulazioni liposomiali hanno dimostrato un’efficacia simile nella riduzione della crescita tumorale, con una leggera superiorità di SIL. Invece, la combinazione SL/Atezolizumab si è rivelata il trattamento più efficace, portando in un caso (n=3) alla totale regressione del tumore. L’efficacia della combinazione è stata ulteriormente dimostrata anche dalla fenotipizzazione del microambiente immunitario tumorale, dove questo trattamento ha determinato un aumento dei macrofagi M1 rispetto agli M2. Inoltre, negli animali trattati con la combinazione è diminuita la popolazione di cellule Natural Killer esauste rispetto ai topi non trattati nel sangue periferico. In conclusione, i risultati di questa tesi, seppur preliminari, suggeriscono che la combinazione di immunoterapia e chemioterapia possa rappresentare una strategia promettente per la terapia di HCC.

Effetto combinato di immuno- e chemioterapia in modelli sperimentali di epatocarcinoma murino

CALORE, ALICE
2023/2024

Abstract

L’epatocarcinoma (HCC) è una delle principali cause di morte relative al cancro a livello globale. I principali fattori di rischio di insorgenza di HCC sono molteplici e diversi. Nella progressione della neoplasia, il microambiente tumorale (TME) è un fattore determinante, dove i macrofagi M2, caratterizzati da un fenotipo pro-tumorale, svolgono un ruolo cruciale. Le cellule tumorali, inoltre, possono eludere la risposta immunitaria tramite meccanismi specifici, come la sovraespressione del checkpoint immunitario PD-L1. Questo antigene, legandosi al suo recettore presente sulla superficie dei linfociti T, induce l’apoptosi nelle cellule immunitarie o ne inibisce l’attività, favorendo così l’evasione immunitaria e la progressione della malattia. Di recente, perciò, la ricerca si è concentrata sullo sviluppo di terapie in grado di ripristinare il riconoscimento immunitario delle cellule tumorali, tramite l’azione degli inibitori di checkpoint immunitari, come l’Atezolizumab, che agiscono ripristinando l’azione del sistema immunitario. In questa tesi sono state testate due formulazioni liposomiali di Doxorubicina, SIL (Stealth ImmunoLiposomes) ed SL (Stealth Liposomes). I liposomi SIL sono funzionalizzati con il frammento Fab di Atezolizumab, che li rende capaci di legarsi in modo specifico alle cellule che sovra-esprimono PD-L1, come quelle dell’epatocarcinoma. Il primo obiettivo di questa tesi è stato quello di valutare l’effetto immunomodulatorio delle formulazioni in vitro. In particolare, è stato eseguito un saggio di Immunocitochimica su colture 2D di cellule murine Hepa 1-6, stimolate con la citochina INF-γ per sovra-esprimere PD-L1. Entrambe le formulazioni hanno ridotto la sua espressione. In seguito, è stata indagata la via di segnalazione responsabile dell’iperespressione del checkpoint immunitario, focalizzandosi sull’espressione di IRF-1, fattore che contribuisce alla sovraespressione di PD-L1. La formulazione SIL ha ridotto l’espressione di IRF-1, dimostrandosi capace non solo di colpire le cellule che sovra-esprimono PD-L1 in modo selettivo, ma riducendo anche i livelli di IRF-1, favorendo il ripristino del riconoscimento immunitario delle cellule cancerogene. Il secondo obiettivo di tesi è stato quello di mettere a punto un modello in vitro che andasse a simulare più fedelmente il microambiente tumorale, trattando le cellule Hepa 1-6 con il terreno condizionato derivante dai macrofagi M2. Questo modello è stato validato e sarà utilizzato in studi successivi. L’effetto di SL, SIL, Atezolizumab e della combinazione di SL e Atezolizumab e stato successivamente valutato in vivo in un modello ectopico singenico di HCC. Le due formulazioni liposomiali hanno dimostrato un’efficacia simile nella riduzione della crescita tumorale, con una leggera superiorità di SIL. Invece, la combinazione SL/Atezolizumab si è rivelata il trattamento più efficace, portando in un caso (n=3) alla totale regressione del tumore. L’efficacia della combinazione è stata ulteriormente dimostrata anche dalla fenotipizzazione del microambiente immunitario tumorale, dove questo trattamento ha determinato un aumento dei macrofagi M1 rispetto agli M2. Inoltre, negli animali trattati con la combinazione è diminuita la popolazione di cellule Natural Killer esauste rispetto ai topi non trattati nel sangue periferico. In conclusione, i risultati di questa tesi, seppur preliminari, suggeriscono che la combinazione di immunoterapia e chemioterapia possa rappresentare una strategia promettente per la terapia di HCC.
2023
Combined effects of immuno- and chemotherapy in murine hepatocellular carcinoma models
Epatocarcinoma
Immuno-chemioterapia
Liposomi
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Calore_Alice.pdf

accesso riservato

Dimensione 12.45 MB
Formato Adobe PDF
12.45 MB Adobe PDF

The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/80622