L’obiettivo del presente elaborato consiste nel mostrare l’aspetto intersoggettivo della ragione nel pensiero di Johann Gottlieb Fichte (1762-1814), a partire dall’analisi di alcuni suoi scritti. In particolare, vengono presi in considerazioni alcuni dei testi che il filosofo scrisse nel cosiddetto “periodo jenese”. Il primo capitolo si occupa di analizzare la natura dell’io e la sua relazione con il non-io, che il filosofo espone nella prima edizione del "Fondamento dell’intera dottrina della scienza" (1794). L’obiettivo è far emergere e approfondire il rapporto tra questi due principi opposti, mostrando come esso sia possibile e sottolineandone la necessità al fine della costituzione della coscienza finita. Il secondo capitolo presenta l’analisi di alcuni aspetti riguardanti il carattere intersoggettivo del soggetto presenti in "Lezioni sulla missione del dotto" (1794). A partire dalla domanda su quale sia il fine ultimo dell’essere umano, emerge come esso abbia bisogno del rapporto con gli altri individui per realizzare la propria natura razionale. Gli individui solo cooperando possono perfezionarsi e avvicinarsi a quella meta irraggiungibile che è uno stato di assolutezza dell’io, una condizione di completa libertà e razionalità. In questo testo emerge anche per la prima volta la necessità di rapportarsi con gli altri per riconoscersi come individui dotati di ragione e libertà. Dal momento che il rapporto con gli altri è necessario per l’elevazione spirituale dell’io finito, gli esseri umani devono considerarsi anelli di un’unica catena: essi devono agire collaborando tra di loro in nome dell’umanità, del suo progresso e del superamento del non-io. La relazione tra io e non-io può anche essere tradotta nei termini di una relazione tra umanità e natura, considerata come ciò che può ostacolare l’essere umano nella sua piena realizzazione. Nell’ultimo capitolo, infine, viene trattato più nello specifico il tema dell’esortazione (Aufforderung). In particolare, a partire dall’analisi del "Fondamento del diritto naturale secondo i principi della dottrina della scienza" (1796), viene esaminato il procedimento adottato da Fichte nella deduzione del concetto di “individuo libero”, a partire dal quale emerge anche la tesi dell’originaria costituzione intersoggettiva della ragione. Un altro tema che viene affrontato è quello della libertà, della sua necessaria autolimitazione da parte degli individui che vivono in società e del riconoscimento reciproco tra individui come esseri liberi. Infine, il tema del reciproco riconoscimento viene affrontato da Fichte anche in termini concreti, sostenendo l’importanza della comunicazione tra esseri umani.
Filosofia trascendentale e intersoggettività nel pensiero jenese di J. G. Fichte
AMBROSIO, GIOVANNA
2024/2025
Abstract
L’obiettivo del presente elaborato consiste nel mostrare l’aspetto intersoggettivo della ragione nel pensiero di Johann Gottlieb Fichte (1762-1814), a partire dall’analisi di alcuni suoi scritti. In particolare, vengono presi in considerazioni alcuni dei testi che il filosofo scrisse nel cosiddetto “periodo jenese”. Il primo capitolo si occupa di analizzare la natura dell’io e la sua relazione con il non-io, che il filosofo espone nella prima edizione del "Fondamento dell’intera dottrina della scienza" (1794). L’obiettivo è far emergere e approfondire il rapporto tra questi due principi opposti, mostrando come esso sia possibile e sottolineandone la necessità al fine della costituzione della coscienza finita. Il secondo capitolo presenta l’analisi di alcuni aspetti riguardanti il carattere intersoggettivo del soggetto presenti in "Lezioni sulla missione del dotto" (1794). A partire dalla domanda su quale sia il fine ultimo dell’essere umano, emerge come esso abbia bisogno del rapporto con gli altri individui per realizzare la propria natura razionale. Gli individui solo cooperando possono perfezionarsi e avvicinarsi a quella meta irraggiungibile che è uno stato di assolutezza dell’io, una condizione di completa libertà e razionalità. In questo testo emerge anche per la prima volta la necessità di rapportarsi con gli altri per riconoscersi come individui dotati di ragione e libertà. Dal momento che il rapporto con gli altri è necessario per l’elevazione spirituale dell’io finito, gli esseri umani devono considerarsi anelli di un’unica catena: essi devono agire collaborando tra di loro in nome dell’umanità, del suo progresso e del superamento del non-io. La relazione tra io e non-io può anche essere tradotta nei termini di una relazione tra umanità e natura, considerata come ciò che può ostacolare l’essere umano nella sua piena realizzazione. Nell’ultimo capitolo, infine, viene trattato più nello specifico il tema dell’esortazione (Aufforderung). In particolare, a partire dall’analisi del "Fondamento del diritto naturale secondo i principi della dottrina della scienza" (1796), viene esaminato il procedimento adottato da Fichte nella deduzione del concetto di “individuo libero”, a partire dal quale emerge anche la tesi dell’originaria costituzione intersoggettiva della ragione. Un altro tema che viene affrontato è quello della libertà, della sua necessaria autolimitazione da parte degli individui che vivono in società e del riconoscimento reciproco tra individui come esseri liberi. Infine, il tema del reciproco riconoscimento viene affrontato da Fichte anche in termini concreti, sostenendo l’importanza della comunicazione tra esseri umani.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/81795