La ricerca si propone di analizzare come i grandi eventi sportivi, in particolare le Olimpiadi, promuovano un’immagine di uguaglianza e parità di genere che in realtà nasconde forti discriminazioni e violenze di genere. Inizialmente si descriveranno le caratteristiche dei primi Giochi antichi, durante i quali la partecipazione e la sola presenza delle donne era vietata. I greci, infatti, ritenevano che la partecipazione agli eventi pubblici e, in particolare, agli eventi sportivi, fosse prerogativa degli uomini. I Giochi antichi vennero poi aboliti conseguentemente alla diffusione del cristianesimo e vennero riscoperti solo nel 1888 in seguito agli scavi condotti dai tedeschi che portarono alla luce il sito di Olimpia. La prima edizione dei Giochi moderni si tenne nel 1896, su iniziativa del barone francese Pierre de Coubertin. I Giochi si aprirono con l'ennesima discriminazione nei confronti delle donne poiché vennero escluse. Solo a partire dal 1900, le donne iniziarono a partecipare ai Giochi ma solo in alcune discipline limitate. Molte furono le atlete che si distinsero per le loro straordinarie abilità fisiche e sportive. Le differenze di trattamento e le discriminazioni nei confronti della presenza femminile in ambito sportivo erano però ancora molto radicate. Il CIO, mediante politiche e campagne olimpiche, cercò di ridurre fino ad eliminare il divario di genere, coinvolgendo tutti gli attori della scena sportiva. Ai Giochi di Parigi 2024 si è infatti raggiunta per la prima volta l'uguaglianza di genere, con una partecipazione equa di atleti e atlete. La ricerca si propone dunque di evidenziare e mostrare come questa proclamata e apparente parità di genere promossa dai Giochi, sia in realtà un obiettivo ancora molto distante. Verrà mostrato, infatti, come molte atlete siano vittima di violenza e abusi in ambito sportivo e come molte siano oggetto di discriminazione da parte dei media, del pubblico e dei dirigenti sportivi. Le atlete, inoltre, devono affrontare da sole, senza il supporto delle organizzazioni sportive, una serie di sfide psicologiche e difficoltà nei confronti delle quali gli atleti rimangono immuni. Infine, verrà dimostrato come la categorizzazione degli atleti secondo il genere binario sia profondamente discriminatoria nei confronti delle persone transessuali, intersessuali e con DSD. La ricerca si conclude fornendo alcune possibili alternative maggiormente inclusive e che garantiscano comunque la parità durante le competizioni che però possono essere realizzate solo con il contributo di tutti gli attori.
Grandi eventi sportivi e parità di genere: un' illusione di uguaglianza che nasconde disparità persistenti
DE ANTONI, ANNA
2024/2025
Abstract
La ricerca si propone di analizzare come i grandi eventi sportivi, in particolare le Olimpiadi, promuovano un’immagine di uguaglianza e parità di genere che in realtà nasconde forti discriminazioni e violenze di genere. Inizialmente si descriveranno le caratteristiche dei primi Giochi antichi, durante i quali la partecipazione e la sola presenza delle donne era vietata. I greci, infatti, ritenevano che la partecipazione agli eventi pubblici e, in particolare, agli eventi sportivi, fosse prerogativa degli uomini. I Giochi antichi vennero poi aboliti conseguentemente alla diffusione del cristianesimo e vennero riscoperti solo nel 1888 in seguito agli scavi condotti dai tedeschi che portarono alla luce il sito di Olimpia. La prima edizione dei Giochi moderni si tenne nel 1896, su iniziativa del barone francese Pierre de Coubertin. I Giochi si aprirono con l'ennesima discriminazione nei confronti delle donne poiché vennero escluse. Solo a partire dal 1900, le donne iniziarono a partecipare ai Giochi ma solo in alcune discipline limitate. Molte furono le atlete che si distinsero per le loro straordinarie abilità fisiche e sportive. Le differenze di trattamento e le discriminazioni nei confronti della presenza femminile in ambito sportivo erano però ancora molto radicate. Il CIO, mediante politiche e campagne olimpiche, cercò di ridurre fino ad eliminare il divario di genere, coinvolgendo tutti gli attori della scena sportiva. Ai Giochi di Parigi 2024 si è infatti raggiunta per la prima volta l'uguaglianza di genere, con una partecipazione equa di atleti e atlete. La ricerca si propone dunque di evidenziare e mostrare come questa proclamata e apparente parità di genere promossa dai Giochi, sia in realtà un obiettivo ancora molto distante. Verrà mostrato, infatti, come molte atlete siano vittima di violenza e abusi in ambito sportivo e come molte siano oggetto di discriminazione da parte dei media, del pubblico e dei dirigenti sportivi. Le atlete, inoltre, devono affrontare da sole, senza il supporto delle organizzazioni sportive, una serie di sfide psicologiche e difficoltà nei confronti delle quali gli atleti rimangono immuni. Infine, verrà dimostrato come la categorizzazione degli atleti secondo il genere binario sia profondamente discriminatoria nei confronti delle persone transessuali, intersessuali e con DSD. La ricerca si conclude fornendo alcune possibili alternative maggiormente inclusive e che garantiscano comunque la parità durante le competizioni che però possono essere realizzate solo con il contributo di tutti gli attori.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/84025