Abstract Alcuni studiosi hanno iniziato ad approfondire l’utilizzo dei testi confutazionali a scuola, riportando che questi migliorano le prestazioni nell’apprendimento concettuale. I testi confutazionali contengono due componenti fondamentali: l'affermazione di una concezione errata comunemente sostenuta; e la sua confutazione esplicita con un'enfasi sulla spiegazione scientifica attualmente accettata di un determinato fenomeno (Guzzetti, 2000). Considerato che al giorno d’oggi si fa sempre più uso anche di video didattici nei processi di insegnamento-apprendimento, sì è voluto indagare se gli effetti positivi del testo confutazionale possano riguardare anche il video confutazionale, le cui potenzialità non sono ancora state esplorate dalla ricerca scientifica in relazione ai video didattici standard, esplicativi di fenomeni. Il presente studio ha pertanto analizzato se un video confutazionale possa essere più efficace di un video standard per l’apprendimento concettuale. L’esperimento ha coinvolto 60 studenti/esse di quattro classi seconde di una scuola secondaria di secondo grado; è stato strutturato in tre sessioni svolte al computer: nella prima sessione si sono raccolti i dati anagrafici dei partecipanti e si è rilevato il livello delle loro conoscenze sull’argomento scientifico che sarebbe stato spiegato nei video. Nella seconda sessione i partecipanti sono stati divisi, in maniera randomizzata, in due gruppi: nel primo gruppo, quello di controllo, i ragazzi hanno visionato un video esplicativo standard sul fenomeno del principio di Archimede; nel secondo gruppo, sperimentale, hanno invece visionato un video confutazionale che smentiva la misconcezione che avevano sul fenomeno scientifico presentato. Nell’ultima sessione, che si è svolta a distanza di 10/12 giorni, si è analizzato quale dei due video ha avuto maggior effetto sull’apprendimento concettuale.

Apprendimento concettuale da video standard e confutazionale

BUCCAFURNI, LORENZO
2024/2025

Abstract

Abstract Alcuni studiosi hanno iniziato ad approfondire l’utilizzo dei testi confutazionali a scuola, riportando che questi migliorano le prestazioni nell’apprendimento concettuale. I testi confutazionali contengono due componenti fondamentali: l'affermazione di una concezione errata comunemente sostenuta; e la sua confutazione esplicita con un'enfasi sulla spiegazione scientifica attualmente accettata di un determinato fenomeno (Guzzetti, 2000). Considerato che al giorno d’oggi si fa sempre più uso anche di video didattici nei processi di insegnamento-apprendimento, sì è voluto indagare se gli effetti positivi del testo confutazionale possano riguardare anche il video confutazionale, le cui potenzialità non sono ancora state esplorate dalla ricerca scientifica in relazione ai video didattici standard, esplicativi di fenomeni. Il presente studio ha pertanto analizzato se un video confutazionale possa essere più efficace di un video standard per l’apprendimento concettuale. L’esperimento ha coinvolto 60 studenti/esse di quattro classi seconde di una scuola secondaria di secondo grado; è stato strutturato in tre sessioni svolte al computer: nella prima sessione si sono raccolti i dati anagrafici dei partecipanti e si è rilevato il livello delle loro conoscenze sull’argomento scientifico che sarebbe stato spiegato nei video. Nella seconda sessione i partecipanti sono stati divisi, in maniera randomizzata, in due gruppi: nel primo gruppo, quello di controllo, i ragazzi hanno visionato un video esplicativo standard sul fenomeno del principio di Archimede; nel secondo gruppo, sperimentale, hanno invece visionato un video confutazionale che smentiva la misconcezione che avevano sul fenomeno scientifico presentato. Nell’ultima sessione, che si è svolta a distanza di 10/12 giorni, si è analizzato quale dei due video ha avuto maggior effetto sull’apprendimento concettuale.
2024
Conceptual learning from standard and refutational video
Video confutazionale
Video standard
Apprendimento
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/84992