Arresto cardiaco pre - ospedaliero: un anno di esperienza della centrale operativa SUEM di Padova

.Background: Cardiac arrest is globally recognized as an acute and dramatic event that occurs within an hour of the onset of symptoms. It is primarily characterized by its non-traumatic origin and rapid progression, even in individuals who appeared healthy or whose chronic conditions did not predict this type of outcome. In Italy, an estimated 45,000 to 57,000 deaths from cardiac arrest occur annually, with a significant number happening outside hospital setting. As highlighted in the literature, out-of-hospital cardiac arrest is an event that carries a high mortality rate, often aggravated by the lack of immediate resuscitation efforts by bystanders and delayed interventions such as early defibrillation - both of which are critical to improving survival chances. Aim of the study: The aim of the thesis is to compare the data of patients affected by out-of-hospital cardiac arrest with those reported in national and international scientific journals. Furthermore, we wanted to compare the results obtained with those described in a previous study conducted between August 2010 and January 2014 in the same area covered by SUEM 118 of Padua. Materials and methods: This analysis included only cases of out – of – hospital cardiac arrest of medical origin occurring within the jurisdiction of the Padua Operations Center. Data collection was conducted over a 12 – month period, from 1 February 2024 to 31 January 2025. All data were entered into a dedicated database, structured in accordance with the most widely accepted national and international guidelines Results: During the observation period, data were collected for 172 patients with out-of-hospital medical cardiac arrest. The overall mean age recorded was 76.2 years, with a significant difference between males, with a mean age of 73.5 years, and females, with a mean age of 80.6 years. Men were more frequently affected than females (108 vs 63). The most observed initial cardiac rhythm was asystole (47.1%), followed by PEA at 14.0%, and ventricular fibrillation at 20.3%. The overall survival from cardiac arrest was 11.6%, with significant differences between patients found in asystole, of whom none survived, patients found in PEA, of whom 4.2% survived, and patients found in ventricular fibrillation, of whom 34.4% survived. Of the 172 cases analyzed in this study, 39.0% of patients received bystanders-initiated resuscitation and in 10 patients an AED was applied prior to the arrival of the emergency medical services: patients who were found in VF, received early resuscitation maneuvers and were promptly defibrillated achieved a survival rate of 40%. Conclusions: Comparison of the results obtained in this paper with those from the previous study conducted in the same territory reveals a decrease in the incidence of cardiocirculatory arrest, while the patient survival rate remains stable. The data collected for this thesis were also compared with the most recent scientific literature on the subject and were found to be consistent with similar findings from both national and international studies.

Presupposti dello studio: l’arresto cardiaco è internazionalmente riconosciuto come un evento acuto e drammatico che si verifica entro un'ora dall'insorgenza dei sintomi. Le sue caratteristiche principali sono legate alla genesi non traumatica e all'immediatezza della precipitazione degli eventi, in soggetti in pieno benessere o in soggetti il cui eventuale stato di malattia cronica non faceva presagire questo tipo di esito. In Italia si stimano tra i 45.000 e i 57.000 decessi all’anno per arresto cardiaco, dei quali una quota significativa avviene in ambiente extra - ospedaliero. Come evidenziato dalla letteratura, l’arresto cardiocircolatorio extra - ospedaliero è un evento gravato da un’elevata mortalità, spesso aggravata dalla mancata esecuzione di manovre rianimatorie da parte dei testimoni e dall’assenza di interventi tempestivi, come la defibrillazione precoce, che potrebbero incrementare le probabilità di sopravvivenza. Scopo dello studio: obbiettivo della tesi è confrontare i dati dei pazienti colpiti da arresto cardiocircolatorio extra - ospedaliero con quelli riportati nella letteratura scientifica nazionale e internazionale. Inoltre, si è voluto comparare i risultati ottenuti con quelli emersi da un precedente studio condotto tra l’agosto 2010 e il gennaio 2014 nello stesso territorio coperto dal SUEM 118 di Padova. Materiali e metodi: l’analisi ha incluso esclusivamente i casi di arresto cardiocircolatorio extra - ospedaliero di origine medica avvenuti nell’area di Padova coperte dalla Centrale Operativa. La raccolta dati ha avuto una durata complessiva di 12 mesi, prendendo in esame il periodo che va dal 1° febbraio 2024 al 31 gennaio 2025. Le informazioni raccolte sono state inserite in un database, ideato attenendosi ai principi delle linee guida nazionali e internazionali attualmente più seguite. Risultati: nel periodo di osservazione, sono state raccolte informazioni su 172 pazienti in arresto cardiocircolatorio extra - ospedaliero di origine medica. L’età media complessiva registrata è stata di 76,2 anni, con una notevole differenza fra maschi, con età media di 73,5 anni, e femmine, con età media di 80,6 anni. Il sesso più colpito è stato quello maschile (108 vs 63). L’asistolia è il ritmo che per primo è stato maggiormente riscontrato, nel 47,1% dei casi, il PEA nel 14,0%, e la fibrillazione ventricolare nel 20,3%. La sopravvivenza complessiva all'arresto cardiocircolatorio è risultata essere del 11,6%, con differenze significative tra i pazienti trovati in asistolia, di cui non è sopravvissuto nessuno, i pazienti trovati in PEA, di cui 4,2% è sopravvissuto, ed i pazienti trovati in fibrillazione ventricolare, di cui ne sono sopravvissuti il 34,4%. Dei 172 casi analizzati in questo studio, il 39,0% dei pazienti ha ricevuto manovre rianimatorie da parte dei testimoni e in 10 pazienti è stato applicato un DAE prima dell’arrivo dei mezzi di soccorso: i pazienti che presentavano FV, hanno ricevuto manovre rianimatorie precocemente e sono stati defibrillati in tempi rapidi hanno raggiunto una sopravvivenza del 40%. Conclusioni: confrontando i risultati ottenuti con quelli riportati nel precedente studio effettuato nel medesimo territorio, oggetto di questo elaborato, si è potuto osservare una diminuzione nell’incidenza, mentre la sopravvivenza dei pazienti vittime di arresto cardiocircolatorio rimane stabile. I dati raccolti per questa tesi sono stati confrontati inoltre con la letteratura scientifica più recente sull’argomento, dimostrandosi comparabili agli studi effettuati sia a livello nazionale, che internazionale.