The bioavailability of long-chain omega-3 fatty acids is a critical yet often overlooked factor influencing their efficacy. This review evaluates the bioavailability of EPA/DHA from acute (single-dose) and chronic human studies, focusing on (a) chemical forms such as triacylglycerols (TAG, natural and re-esterified, rTAG), non-esterified fatty acids (NEFA), and phospholipids (PL) from sources like fish, krill, and microalgae, and (b) delivery methods like microencapsulation and emulsification. Bioavailability for isolated chemically forms followed the order: NEFA > PL > rTAG > unmodified TAG > ethyl esters (EE). However, varying oil compositions complicate conclusions about source-specific bioavailability. Significant differences observed in acute bioavailability studies (e.g., faster absorption) often did not translate into long-term impacts in chronic supplementation studies. This raises questions about the clinical relevance of acute findings, especially given that n-3 PUFA supplements are typically consumed long-term. Methodological limitations, such as inappropriate biomarkers, short sampling windows, and inadequate product characterization, hinder the reliability and comparability of studies. The review emphasizes the need for standardized protocols and robust chronic studies to clarify the clinical implications of bioavailability differences. Future research should prioritize biomarkers that reflect sustained n-3 PUFA status to better understand the health benefits of various EPA and DHA formulations.

La biodisponibilità degli acidi grassi omega-3 a catena lunga è un fattore critico ma spesso trascurato che ne influenza l’efficacia. Questa revisione della letteratura valuta la biodisponibilità di EPA e DHA sulla base di studi acuti (a singola dose) e cronici sull’uomo, concentrandosi su: (a) le forme chimiche, come i triacilgliceroli (TAG, naturali e riesterificati, rTAG), gli acidi grassi non esterificati (NEFA) e i fosfolipidi (PL), provenienti da fonti quali pesce, krill e microalghe, e (b) i metodi di somministrazione, quali la microincapsulazione e l’emulsionificazione. La biodisponibilità delle forme chimiche isolate segue l’ordine: NEFA > PL > rTAG > TAG non modificati > esteri etilici (EE). Tuttavia, la variabilità nella composizione degli oli complica le conclusioni sulla biodisponibilità specifica delle diverse fonti. Le differenze significative osservate negli studi di biodisponibilità acuta (ad esempio, un assorbimento più rapido) spesso non si traducono in effetti a lungo termine negli studi di integrazione cronica. Ciò solleva interrogativi sulla rilevanza clinica dei risultati ottenuti in acuto, soprattutto considerando che gli integratori di n-3 PUFA sono generalmente assunti per periodi prolungati. Limiti metodologici, come l’uso di biomarcatori inappropriati, finestre temporali di campionamento troppo brevi e una caratterizzazione insufficiente dei prodotti, compromettono l’affidabilità e la comparabilità degli studi. La revisione della letteratura sottolinea la necessità di protocolli standardizzati e di studi cronici rigorosi per chiarire le implicazioni cliniche delle differenze di biodisponibilità. La ricerca futura dovrebbe privilegiare biomarcatori che riflettano uno stato sostenuto di n-3 PUFA, al fine di comprendere meglio i benefici per la salute delle diverse formulazioni di EPA e DHA.

The bioavailability of Eicosapentaenoic acid and Docosahexaenoic acid in human: a review

ALIJANI, SEPIDEH
2024/2025

Abstract

The bioavailability of long-chain omega-3 fatty acids is a critical yet often overlooked factor influencing their efficacy. This review evaluates the bioavailability of EPA/DHA from acute (single-dose) and chronic human studies, focusing on (a) chemical forms such as triacylglycerols (TAG, natural and re-esterified, rTAG), non-esterified fatty acids (NEFA), and phospholipids (PL) from sources like fish, krill, and microalgae, and (b) delivery methods like microencapsulation and emulsification. Bioavailability for isolated chemically forms followed the order: NEFA > PL > rTAG > unmodified TAG > ethyl esters (EE). However, varying oil compositions complicate conclusions about source-specific bioavailability. Significant differences observed in acute bioavailability studies (e.g., faster absorption) often did not translate into long-term impacts in chronic supplementation studies. This raises questions about the clinical relevance of acute findings, especially given that n-3 PUFA supplements are typically consumed long-term. Methodological limitations, such as inappropriate biomarkers, short sampling windows, and inadequate product characterization, hinder the reliability and comparability of studies. The review emphasizes the need for standardized protocols and robust chronic studies to clarify the clinical implications of bioavailability differences. Future research should prioritize biomarkers that reflect sustained n-3 PUFA status to better understand the health benefits of various EPA and DHA formulations.
2024
The bioavailability of Eicosapentaenoic acid and Docosahexaenoic acid in human: a review
La biodisponibilità degli acidi grassi omega-3 a catena lunga è un fattore critico ma spesso trascurato che ne influenza l’efficacia. Questa revisione della letteratura valuta la biodisponibilità di EPA e DHA sulla base di studi acuti (a singola dose) e cronici sull’uomo, concentrandosi su: (a) le forme chimiche, come i triacilgliceroli (TAG, naturali e riesterificati, rTAG), gli acidi grassi non esterificati (NEFA) e i fosfolipidi (PL), provenienti da fonti quali pesce, krill e microalghe, e (b) i metodi di somministrazione, quali la microincapsulazione e l’emulsionificazione. La biodisponibilità delle forme chimiche isolate segue l’ordine: NEFA > PL > rTAG > TAG non modificati > esteri etilici (EE). Tuttavia, la variabilità nella composizione degli oli complica le conclusioni sulla biodisponibilità specifica delle diverse fonti. Le differenze significative osservate negli studi di biodisponibilità acuta (ad esempio, un assorbimento più rapido) spesso non si traducono in effetti a lungo termine negli studi di integrazione cronica. Ciò solleva interrogativi sulla rilevanza clinica dei risultati ottenuti in acuto, soprattutto considerando che gli integratori di n-3 PUFA sono generalmente assunti per periodi prolungati. Limiti metodologici, come l’uso di biomarcatori inappropriati, finestre temporali di campionamento troppo brevi e una caratterizzazione insufficiente dei prodotti, compromettono l’affidabilità e la comparabilità degli studi. La revisione della letteratura sottolinea la necessità di protocolli standardizzati e di studi cronici rigorosi per chiarire le implicazioni cliniche delle differenze di biodisponibilità. La ricerca futura dovrebbe privilegiare biomarcatori che riflettano uno stato sostenuto di n-3 PUFA, al fine di comprendere meglio i benefici per la salute delle diverse formulazioni di EPA e DHA.
GI uptake
Omega-3 absorption
Omega-3 sources
Marine oils
Delivery systems
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/87593