La tesi indaga i Canti Orfici di Dino Campana come esito di un progetto unitario che intreccia biografia, laboratorio creativo e poetica “orfica”. Dopo aver ricostruito la genesi del Libro, dal Taccuinetto faentino al Più Lungo Giorno, fino all’edizione del 1914, si mostra come Campana fosse un autore pienamente consapevole, capace di governare e trasformare la propria febbre percettiva in una scrittura coerente. L’analisi definisce l’orfismo campaniano non come repertorio simbolico, ma come programma conoscitivo: uno sguardo che forza i limiti del visibile e trova nella memoria, nell’eterno ritorno e nella dialettica apollineo/dionisiaco i suoi cardini teorici. Il terzo capitolo esamina tre nuclei tematici – viaggio, notte e donna – intesi come strumenti di conoscenza ed esperienze epifaniche di perdita e rivelazione. Ne emerge una poesia che fa della visione e della ripresa la propria forma costitutiva, capace di fondere caos e ordine, impulso ed equilibrio, e di trasformare l’istante effimero in figura dell’infinito. I Canti Orfici appaiono così come un “libro-mondo” in cui vita, mito e scrittura si intrecciano in una ricerca incessante di senso.
"Sentii con delizia l'uomo nuovo nascere": suggestioni epifaniche nei Canti Orfici di Dino Campana
CORDONI, RICCARDO
2024/2025
Abstract
La tesi indaga i Canti Orfici di Dino Campana come esito di un progetto unitario che intreccia biografia, laboratorio creativo e poetica “orfica”. Dopo aver ricostruito la genesi del Libro, dal Taccuinetto faentino al Più Lungo Giorno, fino all’edizione del 1914, si mostra come Campana fosse un autore pienamente consapevole, capace di governare e trasformare la propria febbre percettiva in una scrittura coerente. L’analisi definisce l’orfismo campaniano non come repertorio simbolico, ma come programma conoscitivo: uno sguardo che forza i limiti del visibile e trova nella memoria, nell’eterno ritorno e nella dialettica apollineo/dionisiaco i suoi cardini teorici. Il terzo capitolo esamina tre nuclei tematici – viaggio, notte e donna – intesi come strumenti di conoscenza ed esperienze epifaniche di perdita e rivelazione. Ne emerge una poesia che fa della visione e della ripresa la propria forma costitutiva, capace di fondere caos e ordine, impulso ed equilibrio, e di trasformare l’istante effimero in figura dell’infinito. I Canti Orfici appaiono così come un “libro-mondo” in cui vita, mito e scrittura si intrecciano in una ricerca incessante di senso.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/90499