Quali fattori psicologici ci rendono più vulnerabili nel credere a teorie del complotto e fake news? In un’epoca segnata dalla disinformazione, questa ricerca si pone l’obiettivo di approfondire i meccanismi psicologici che favoriscono l’adesione a contenuti ingannevoli. L’attenzione si è concentrata in particolare su due dimensioni centrali: i bisogni epistemici insicuri, legati alla sensazione di incertezza rispetto alla propria conoscenza del mondo, e lo stile di pensiero, che può essere più intuitivo oppure più analitico in base al soggetto. Lo studio è stato realizzato online attraverso la piattaforma Qualtrics e ha coinvolto 146 partecipanti. A ciascuno sono stati sottoposti brevi articoli creati ad hoc su temi differenti come Marte, allunaggio, Covid-19 e vaccini, presentati sia in una versione neutra sia in chiave complottista. Successivamente, ai partecipanti sono stati somministrati il Cognitive Reflection Test (CRT), la General Conspiracy Beliefs Scale (GCB) e delle misure relative all’interesse verso gli articoli letti in precedenza. I dati raccolti mostrano generalmente un maggiore interesse per i contenuti non complottisti rispetto a quelli complottisti. Tuttavia, soggetti con tendenze complottiste più elevate tendono a mostrare curiosità per entrambe le tipologie di articoli. Inoltre, lo stile di pensiero analitico e un maggiore senso di certezza sono connessi a una preferenza per le fonti scientifiche, mentre l’incertezza si associa a una maggiore attrazione per narrazioni di tipo complottista. Incertezza epistemica e pensiero intuitivo risultano quindi predittori significativi, confermando l’importanza dei fattori cognitivi e motivazionali nell’adesione a contenuti falsi e disinformativi.
COMPLOTTISMO E FAKE NEWS: UN'ANALISI SUL RUOLO DELL'INSICUREZZA EPISTEMICA E DELLO STILE DI PENSIERO
CASCIELLO, VANESSA
2024/2025
Abstract
Quali fattori psicologici ci rendono più vulnerabili nel credere a teorie del complotto e fake news? In un’epoca segnata dalla disinformazione, questa ricerca si pone l’obiettivo di approfondire i meccanismi psicologici che favoriscono l’adesione a contenuti ingannevoli. L’attenzione si è concentrata in particolare su due dimensioni centrali: i bisogni epistemici insicuri, legati alla sensazione di incertezza rispetto alla propria conoscenza del mondo, e lo stile di pensiero, che può essere più intuitivo oppure più analitico in base al soggetto. Lo studio è stato realizzato online attraverso la piattaforma Qualtrics e ha coinvolto 146 partecipanti. A ciascuno sono stati sottoposti brevi articoli creati ad hoc su temi differenti come Marte, allunaggio, Covid-19 e vaccini, presentati sia in una versione neutra sia in chiave complottista. Successivamente, ai partecipanti sono stati somministrati il Cognitive Reflection Test (CRT), la General Conspiracy Beliefs Scale (GCB) e delle misure relative all’interesse verso gli articoli letti in precedenza. I dati raccolti mostrano generalmente un maggiore interesse per i contenuti non complottisti rispetto a quelli complottisti. Tuttavia, soggetti con tendenze complottiste più elevate tendono a mostrare curiosità per entrambe le tipologie di articoli. Inoltre, lo stile di pensiero analitico e un maggiore senso di certezza sono connessi a una preferenza per le fonti scientifiche, mentre l’incertezza si associa a una maggiore attrazione per narrazioni di tipo complottista. Incertezza epistemica e pensiero intuitivo risultano quindi predittori significativi, confermando l’importanza dei fattori cognitivi e motivazionali nell’adesione a contenuti falsi e disinformativi.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/91028