L’elaborato tratterà della intricata vicenda giudiziaria inerente alla Trattativa Stato-mafia, durata oltre dieci anni. A rendere la ricostruzione della vicenda compito arduo è innanzitutto la mole di materiale prodottosi negli anni: con oltre 7000 pagine di sentenze i giudici dei tre gradi di giudizio hanno messo un punto sui tragici avvenimenti che hanno sconvolto il nostro Paese. Il presente elaborato è strutturato in quattro capitoli. Il primo si pone l’obiettivo di ricostruire i fatti oggetto del processo denominato mediaticamente “Processo sulla Trattativa Stato-mafia”, offrendo anche una chiave di lettura storica dei drammatici eventi avvenuti in Italia negli anni 1992-1994. Inoltre, verrà fornita una panoramica della vicenda processuale e della sua evoluzione nei tre gradi di giudizio, tentando già da subito di delineare il confine all’interno del quale si svolgerà il processo penale. Il secondo capitolo, pensato come un capitolo di passaggio, ha l’aspirazione di trasportare dalla storia al diritto, ponendosi al limite tra questioni storico-politiche di ampio respiro e questioni più strettamente giuridiche. Il nucleo centrale, con cui lo stesso si apre e che si svolgerà anche nei capitoli seguenti, riguarda il grande dilemma sulla rilevanza penale della condotta di appartenenti alle Istituzioni che instaurano una trattativa con un’associazione criminale concedendo benefici in cambio della cessazione dell’attacco frontale e violento allo Stato. Responsabilità politica o responsabilità penale? Da una sponda all’altra, dunque, navigando tra diritto e storia, questo capitolo permette di giungere al capitolo terzo, con il quale ci si addentra nelle questioni penalistiche più calde del cd. Processo sulla Trattativa riguardanti la qualificazione giuridica dei fatti e l’elemento oggettivo e soggettivo del reato contestato agli imputati, avendo sempre uno sguardo al cuore dell’elaborato, che ha l’obiettivo di comprendere se le condotte contestate agli imputati siano penalmente rilevanti o meno. Avanzando nel capitolo terzo e dopo aver delineato in maniera più precisa l’oggetto del processo penale, si procederà con l’analisi delle vere condotte sottoposte al vaglio giudiziale. Innanzitutto, verrà svolta un’analisi della fattispecie di reato sotto la quale sono state sussunte le condotte degli imputati sia mafiosi sia appartenenti alle Istituzioni: minaccia ad un Corpo politico dello Stato ex art. 338 c.p. Due i nodi controversi: la possibilità di sussumere il Governo della Repubblica nella nozione di Corpo politico e di applicare l’art. 338 c.p. anche in presenza di una minaccia rivolta ad un singolo componente dell’organo collegiale con lo scopo di colpire il Governo nella suo complesso. Ulteriori dubbi si profilano in merito alla possibilità di configurare un tentativo di minaccia allo Stato: verranno analizzate le sentenze dei tre gradi di giudizio che, sul punto, giungono a conseguenze tra loro discordanti. Infine, verrà svolta un’analisi dell’elemento oggettivo del reato contestato, oggetto di altrettanti rilievi critici. L’elaborato si concluderà con il capitolo quarto, dedicato alle condotte degli imputati non mafiosi, accusati di aver concorso con condotte atipiche alla realizzazione della condotta tipica di minaccia di cui all’art. 338 c.p. Nella prima verrà analizzato il profilo oggettivo del concorso nel reato; nella seconda vi sarà spazio per una trattazione dell’elemento soggettivo, esponendo la soluzione a cui è pervenuta la Corte di Assise e l’overruling della Corte di Appello, la cui sentenza è giunta ad un esito diametralmente opposto rispetto alla sentenza di primo grado. Infine, verrà sviscerato il dubbio sulla mancata qualificazione giuridica dei fatti sotto la fattispecie astratta del concorso esterno in associazione mafiosa.
La trattativa Stato-mafia: tra responsabilità penale e politica
ANASTASI, ALESSIA
2024/2025
Abstract
L’elaborato tratterà della intricata vicenda giudiziaria inerente alla Trattativa Stato-mafia, durata oltre dieci anni. A rendere la ricostruzione della vicenda compito arduo è innanzitutto la mole di materiale prodottosi negli anni: con oltre 7000 pagine di sentenze i giudici dei tre gradi di giudizio hanno messo un punto sui tragici avvenimenti che hanno sconvolto il nostro Paese. Il presente elaborato è strutturato in quattro capitoli. Il primo si pone l’obiettivo di ricostruire i fatti oggetto del processo denominato mediaticamente “Processo sulla Trattativa Stato-mafia”, offrendo anche una chiave di lettura storica dei drammatici eventi avvenuti in Italia negli anni 1992-1994. Inoltre, verrà fornita una panoramica della vicenda processuale e della sua evoluzione nei tre gradi di giudizio, tentando già da subito di delineare il confine all’interno del quale si svolgerà il processo penale. Il secondo capitolo, pensato come un capitolo di passaggio, ha l’aspirazione di trasportare dalla storia al diritto, ponendosi al limite tra questioni storico-politiche di ampio respiro e questioni più strettamente giuridiche. Il nucleo centrale, con cui lo stesso si apre e che si svolgerà anche nei capitoli seguenti, riguarda il grande dilemma sulla rilevanza penale della condotta di appartenenti alle Istituzioni che instaurano una trattativa con un’associazione criminale concedendo benefici in cambio della cessazione dell’attacco frontale e violento allo Stato. Responsabilità politica o responsabilità penale? Da una sponda all’altra, dunque, navigando tra diritto e storia, questo capitolo permette di giungere al capitolo terzo, con il quale ci si addentra nelle questioni penalistiche più calde del cd. Processo sulla Trattativa riguardanti la qualificazione giuridica dei fatti e l’elemento oggettivo e soggettivo del reato contestato agli imputati, avendo sempre uno sguardo al cuore dell’elaborato, che ha l’obiettivo di comprendere se le condotte contestate agli imputati siano penalmente rilevanti o meno. Avanzando nel capitolo terzo e dopo aver delineato in maniera più precisa l’oggetto del processo penale, si procederà con l’analisi delle vere condotte sottoposte al vaglio giudiziale. Innanzitutto, verrà svolta un’analisi della fattispecie di reato sotto la quale sono state sussunte le condotte degli imputati sia mafiosi sia appartenenti alle Istituzioni: minaccia ad un Corpo politico dello Stato ex art. 338 c.p. Due i nodi controversi: la possibilità di sussumere il Governo della Repubblica nella nozione di Corpo politico e di applicare l’art. 338 c.p. anche in presenza di una minaccia rivolta ad un singolo componente dell’organo collegiale con lo scopo di colpire il Governo nella suo complesso. Ulteriori dubbi si profilano in merito alla possibilità di configurare un tentativo di minaccia allo Stato: verranno analizzate le sentenze dei tre gradi di giudizio che, sul punto, giungono a conseguenze tra loro discordanti. Infine, verrà svolta un’analisi dell’elemento oggettivo del reato contestato, oggetto di altrettanti rilievi critici. L’elaborato si concluderà con il capitolo quarto, dedicato alle condotte degli imputati non mafiosi, accusati di aver concorso con condotte atipiche alla realizzazione della condotta tipica di minaccia di cui all’art. 338 c.p. Nella prima verrà analizzato il profilo oggettivo del concorso nel reato; nella seconda vi sarà spazio per una trattazione dell’elemento soggettivo, esponendo la soluzione a cui è pervenuta la Corte di Assise e l’overruling della Corte di Appello, la cui sentenza è giunta ad un esito diametralmente opposto rispetto alla sentenza di primo grado. Infine, verrà sviscerato il dubbio sulla mancata qualificazione giuridica dei fatti sotto la fattispecie astratta del concorso esterno in associazione mafiosa.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/93294