La presente ricerca indaga se e come sia possibile coltivare una visione di Mediterraneo unito in un contesto segnato da frammentazione, asimmetrie di potere e narrazioni conflittuali, ponendo quattro domande guida: è possibile una visione comune di Mediterraneo unito? Chi può agire? Che cosa può aiutare? Perché è così difficile? L’impianto segue tre passi: mappatura dell’ecosistema istituzionale (UA, LAS, OIC, Consiglio d’Europa, OSCE, UE, NATO; UfM, PAM, Dialogo 5+5, ARLEM, EuroMed Rights), evidenziando che la regionalizzazione avviene “attorno” al bacino più che “nel” bacino; segue una cornice teorica che presenta l’empatia selettiva, il dialogo interculturale e la coesione sociale; studi di caso su programmi people-to-people (Euromed Youth/Audiovisual/Heritage, Erasmus Mundus, SALTO-Youth), sul ruolo dell’ALF e su Intercultural Cities, fino al nesso tra cibo, identità e certificazioni alimentari. L’analisi adotta uno schema ispirato alla psicologia della salute globale: l’empatia selettiva è trattata come “determinante della salute”, “l’esito della salute” è la mancanza di appartenenza mediterranea; distanza culturale e assenza di una narrazione unitaria agiscono da mediatori. Risultati: il dialogo interculturale emerge come strumento più diffuso nelle politiche euro mediterranee, tramite le iniziative della società civile, che hanno un impatto ma potere limitato; le macro-dinamiche e le eredità coloniali continuano a frenare fiducia e cooperazione. La ricerca propone di lavorare dal basso su narrazioni e pratiche quotidiane, in particolare sull’“immaginario” alimentare-culturale mediterraneo: etichette/marchi come Med-Index, Med Quality Label e la pista di Novagrimed possono ridurre asimmetrie informative, stimolare filiere sostenibili e fungere da dispositivo identitario per la coesione, pur con notevoli sfide di governance. In conclusione, un Mediterraneo più coeso può essere coltivato attraverso contatti diretti e narrazioni condivise radicate nel cibo e nello stile di vita.

La culla mediterranea

PETRUCCO, MATIAS
2024/2025

Abstract

La presente ricerca indaga se e come sia possibile coltivare una visione di Mediterraneo unito in un contesto segnato da frammentazione, asimmetrie di potere e narrazioni conflittuali, ponendo quattro domande guida: è possibile una visione comune di Mediterraneo unito? Chi può agire? Che cosa può aiutare? Perché è così difficile? L’impianto segue tre passi: mappatura dell’ecosistema istituzionale (UA, LAS, OIC, Consiglio d’Europa, OSCE, UE, NATO; UfM, PAM, Dialogo 5+5, ARLEM, EuroMed Rights), evidenziando che la regionalizzazione avviene “attorno” al bacino più che “nel” bacino; segue una cornice teorica che presenta l’empatia selettiva, il dialogo interculturale e la coesione sociale; studi di caso su programmi people-to-people (Euromed Youth/Audiovisual/Heritage, Erasmus Mundus, SALTO-Youth), sul ruolo dell’ALF e su Intercultural Cities, fino al nesso tra cibo, identità e certificazioni alimentari. L’analisi adotta uno schema ispirato alla psicologia della salute globale: l’empatia selettiva è trattata come “determinante della salute”, “l’esito della salute” è la mancanza di appartenenza mediterranea; distanza culturale e assenza di una narrazione unitaria agiscono da mediatori. Risultati: il dialogo interculturale emerge come strumento più diffuso nelle politiche euro mediterranee, tramite le iniziative della società civile, che hanno un impatto ma potere limitato; le macro-dinamiche e le eredità coloniali continuano a frenare fiducia e cooperazione. La ricerca propone di lavorare dal basso su narrazioni e pratiche quotidiane, in particolare sull’“immaginario” alimentare-culturale mediterraneo: etichette/marchi come Med-Index, Med Quality Label e la pista di Novagrimed possono ridurre asimmetrie informative, stimolare filiere sostenibili e fungere da dispositivo identitario per la coesione, pur con notevoli sfide di governance. In conclusione, un Mediterraneo più coeso può essere coltivato attraverso contatti diretti e narrazioni condivise radicate nel cibo e nello stile di vita.
2024
The Mediterranean cradle
Mediterraneo
Appartenenza
Agroalimentare
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/96103