La società odierna ci espone quotidianamente alla relazione e al confronto con culture ed etnie diverse tra loro che, spesso, sono contraddistinte da una marcata differenza di abitudini ed atteggiamenti, che mixati danno origine a quella che oggi viene definita multiculturalità. Il confronto con persone di diversa cultura e nazionalità porta, inevitabilmente, ad una categorizzazione degli atteggiamenti e delle abitudini, che spesso può risultare ingannevole e non veritiera. L’associazione delle parole malattia e immigrazione emerge spesso nella società odierna, dai titoli dei giornali, ai servizi in televisione, alle numerose riviste più o meno scientifiche, fino ad entrare a far parte del gergo comune. Il pensiero che a volte ne deriva è che una persona, solo perché proveniente da un altro paese, possa comportare un pericolo, dal punto di vista della salute, per gli altri. Il presente elaborato prende in considerazione proprio questo aspetto; attraverso l’uso di interviste semi strutturate, rivolte a persone afferenti allo studio di un Medico di Medicina Generale di Treviso, si sono indagate le percezioni degli utenti sulla possibile associazione tra l’appartenenza ad un gruppo etnico differente da quello autoctono con la possibilità di trasmettere patologie. Dai risultati emerge come la quasi totalità delle persone sia estremamente convinta che l’essere immigrati comporti, di fatto, l’essere potenzialmente affetto da patologie infettive dannose per la popolazione residente. Risulta, inoltre, chiaro come quasi nessuno sia in grado di addurre una motivazione logica per giustificare tali affermazioni, basate, per lo più, unicamente su convinzioni e credenze dettate da stereotipi. Emerge, quindi, la necessità di adottare strategie informative ed educative che permettano di mettere a conoscenza la popolazione sui reali fattori di rischio di malattia e sulle metodologie di prevenzione, al fine di creare le migliori condizioni per favorire l’integrazione tra le diverse culture.
Quando le malattie hanno i colori: opinioni dei trevigiani su multiculturalita e salute
Basaldella, Chiara
2015/2016
Abstract
La società odierna ci espone quotidianamente alla relazione e al confronto con culture ed etnie diverse tra loro che, spesso, sono contraddistinte da una marcata differenza di abitudini ed atteggiamenti, che mixati danno origine a quella che oggi viene definita multiculturalità. Il confronto con persone di diversa cultura e nazionalità porta, inevitabilmente, ad una categorizzazione degli atteggiamenti e delle abitudini, che spesso può risultare ingannevole e non veritiera. L’associazione delle parole malattia e immigrazione emerge spesso nella società odierna, dai titoli dei giornali, ai servizi in televisione, alle numerose riviste più o meno scientifiche, fino ad entrare a far parte del gergo comune. Il pensiero che a volte ne deriva è che una persona, solo perché proveniente da un altro paese, possa comportare un pericolo, dal punto di vista della salute, per gli altri. Il presente elaborato prende in considerazione proprio questo aspetto; attraverso l’uso di interviste semi strutturate, rivolte a persone afferenti allo studio di un Medico di Medicina Generale di Treviso, si sono indagate le percezioni degli utenti sulla possibile associazione tra l’appartenenza ad un gruppo etnico differente da quello autoctono con la possibilità di trasmettere patologie. Dai risultati emerge come la quasi totalità delle persone sia estremamente convinta che l’essere immigrati comporti, di fatto, l’essere potenzialmente affetto da patologie infettive dannose per la popolazione residente. Risulta, inoltre, chiaro come quasi nessuno sia in grado di addurre una motivazione logica per giustificare tali affermazioni, basate, per lo più, unicamente su convinzioni e credenze dettate da stereotipi. Emerge, quindi, la necessità di adottare strategie informative ed educative che permettano di mettere a conoscenza la popolazione sui reali fattori di rischio di malattia e sulle metodologie di prevenzione, al fine di creare le migliori condizioni per favorire l’integrazione tra le diverse culture.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/20669