Introduzione: L’emodialisi è un’importante opzione terapeutica per le persone affette da malattia renale. Nonostante ciò il suo inizio è anche l’evento che spesso limita la libertà dell’individuo e ne cambia la vita in termini di qualità ed autonomia. Migliorare questa condizione attivando le risorse della persona, è una ambizione infermieristica tanto importante quanto impegnativa. La tecnica BH può essere una valida risorsa per il raggiungimento di questo scopo. Obiettivo: Approfondire la tecnica BH ed i vantaggi che questa può portare all’assistito, considerando da un lato, i possibili miglioramenti sul piano fisiopatologico e dall’altro, i cambiamenti che può apportare alle dinamiche di una unità emodialitica, valorizzando autonomia, individualità e bisogni delle persone assistite. Illustrare i problemi legati a questa tecnica di puntura e le varie azioni che è possibile adottare per contrastarli. Metodi: Revisione di letteratura con consultazione di Banche dati quali PubMed, Scopus e CINAHL (EBSCO) e siti internet tramite Google scholar. Sono stati selezionati 42 articoli. Risultati e discussione: Il concetto di sopravvivenza della fistola artero venosa con l’uso della tecnica Buttonhole è tuttora dibattuto: Sebbene sia una tecnica che può portare a miglioramenti fisiopatologici della fistola (con particolare riferimento alle fistole aneurismatiche), estetici e psicologici, è anche una metodica che richiede di curare scrupolosamente la sua esecuzione per garantire i suoi vantaggi e prevenire soprattutto il suo importante rischio infettivo. L’educazione, il continuo aggiornamento delle conoscenze e l’organizzazione dell’unità emodialitica hanno un ruolo chiave in tutto ciò, nonché nell’impegnare l’assistito in un progetto di assistenza di supporto e guida, piuttosto che sostitutivo. Conclusioni: Educazione, pratica e rigidità metodica valorizzano il buttonhole e non solo permettono di sfruttarne i vantaggi e minimizzarne le complicanze ma anche di pianificare un nuovo approccio assistenziale in emodialisi: un nuovo atteggiamento verso l’assistito che renda l’individuo attivo e compliante rispetto al suo percorso terapeutico, fornendogli il supporto necessario a migliorare la sua qualità di vita. Grazie a questa concezione assistenziale anche l’organizzazione dell’unità emodialitica, considerata spesso un grosso problema all’attuazione del buttonhole, ha la possibilità di essere rinnovata e conciliata con questa tecnica.

Le risorse della tecnica buttonhole per la persona in terapia emodialitica revisione di letteratura

Benedetti, Roberta
2015/2016

Abstract

Introduzione: L’emodialisi è un’importante opzione terapeutica per le persone affette da malattia renale. Nonostante ciò il suo inizio è anche l’evento che spesso limita la libertà dell’individuo e ne cambia la vita in termini di qualità ed autonomia. Migliorare questa condizione attivando le risorse della persona, è una ambizione infermieristica tanto importante quanto impegnativa. La tecnica BH può essere una valida risorsa per il raggiungimento di questo scopo. Obiettivo: Approfondire la tecnica BH ed i vantaggi che questa può portare all’assistito, considerando da un lato, i possibili miglioramenti sul piano fisiopatologico e dall’altro, i cambiamenti che può apportare alle dinamiche di una unità emodialitica, valorizzando autonomia, individualità e bisogni delle persone assistite. Illustrare i problemi legati a questa tecnica di puntura e le varie azioni che è possibile adottare per contrastarli. Metodi: Revisione di letteratura con consultazione di Banche dati quali PubMed, Scopus e CINAHL (EBSCO) e siti internet tramite Google scholar. Sono stati selezionati 42 articoli. Risultati e discussione: Il concetto di sopravvivenza della fistola artero venosa con l’uso della tecnica Buttonhole è tuttora dibattuto: Sebbene sia una tecnica che può portare a miglioramenti fisiopatologici della fistola (con particolare riferimento alle fistole aneurismatiche), estetici e psicologici, è anche una metodica che richiede di curare scrupolosamente la sua esecuzione per garantire i suoi vantaggi e prevenire soprattutto il suo importante rischio infettivo. L’educazione, il continuo aggiornamento delle conoscenze e l’organizzazione dell’unità emodialitica hanno un ruolo chiave in tutto ciò, nonché nell’impegnare l’assistito in un progetto di assistenza di supporto e guida, piuttosto che sostitutivo. Conclusioni: Educazione, pratica e rigidità metodica valorizzano il buttonhole e non solo permettono di sfruttarne i vantaggi e minimizzarne le complicanze ma anche di pianificare un nuovo approccio assistenziale in emodialisi: un nuovo atteggiamento verso l’assistito che renda l’individuo attivo e compliante rispetto al suo percorso terapeutico, fornendogli il supporto necessario a migliorare la sua qualità di vita. Grazie a questa concezione assistenziale anche l’organizzazione dell’unità emodialitica, considerata spesso un grosso problema all’attuazione del buttonhole, ha la possibilità di essere rinnovata e conciliata con questa tecnica.
2015-12-14
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/20676