PROBLEMA: Dai dati epidemiologici internazionali, emergerebbe che, quando un paziente psichiatrico si suicida, anche i componenti dell’equipe terapeutica diventano dei sopravvissuti (World Health Organization, 2002). Dal momento che la malattia mentale è uno dei principali fattori di rischio non è raro che un paziente psichiatrico muoia per suicidio. Oltre la metà degli infermieri perde almeno un paziente a causa di ciò nel corso della carriera. Il rischio di vivere questa esperienza, può aumentare, se i pazienti da essi curati soffrono di patologie psichiatriche gravi. Nonostante ciò, la letteratura riguardante l’impatto emotivo e professionale di tali eventi sulle figure professionali impegnate nel campo della salute è scarsa. Gli studi hanno evidenziato che il suicidio di un paziente rappresenta uno degli stress psicologici più importanti nella vita professionale di un infermiere e che tale evento può avere delle conseguenze a lungo termine, sia in ambito personale che professionale. La reazione dell’ infermiere al suicidio o al tentativo di suicidio di un paziente è in gran parte sovrapponibile a quella dei familiari e amici. Tuttavia, la peculiarità del rapporto infermiere-paziente, che oltre agli aspetti affettivi e umani si basa su una relazione d’aiuto comporta delle conseguenze del tutto particolari: all’ emozione, correlata alla perdita relazionale, si associa la perdita di autostima, il senso di fallimento professionale e la nascita di dubbi sulle proprie competenze professionali. Tale reazione porta, nei casi più gravi, all’abbandono della carriera o a scelte di riorientamento professionale ma l’ infermiere, o più in generale il curante, può provare anche rabbia nei confronti dei superiori e dei colleghi (per la pressione sul lavoro, la sensazione di essere sotto esame e quindi giudicato sulle proprie capacità professionali). In gran parte dei casi l’ infermiere, pur negando la rabbia verso il paziente, per un lungo periodo, teme o addirittura rifiuta di trattare pazienti a rischio di suicidio. Anche il senso di colpa per non aver effettuato un accertamento più efficace o per non aver colto i segni mostrati dal paziente, per le decisioni prese o non prese nel corso dell’ultima visita prima del suicidio così come la paura, per la reazione dei colleghi o superiori, o per il timore di una azione legale da parte dei familiari, sono sentimenti spesso riscontrabili. Le manifestazioni da stress, sono più comuni ed intense tra i giovani infermieri e tra quelli di sesso femminile (Takahashi et al. 2011). SCOPO: Descrivere i vissuti degli infermieri del contesto di CSM (Centro di Salute Mentale) e U.O di S.P.D.C (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura) in relazione ad avvenimenti suicidari di assisti con patologie psichiatriche per comprendere l’ impatto che ciò ha comportato nel proseguire lo svolgimento dell’ attività, nel contesto lavorativo, con gli assistiti e i colleghi infermieri e se ciò ha modificato l’approccio relazionale e le modalità di attuazione dell’ assistenza infermieristica. DISEGNO DELLO STUDIO: Ricerca di tipo qualitativo fenomenologico. CAMPIONE: Il campione complessivo di 6 infermieri in servizio presso l’U.O. S.P.D.C dell’ospedale di Portogruaro dell’AULLS n°10 “Veneto Orientale”, Regione Veneto, 8 infermieri in servizio presso l’U.O. S.P.D.C dell’ospedale di S. Donà di Piave dell’AULSS n°10 “Veneto Orientale”, Regione Veneto. 8 infermieri del CSM, Distretto Socio Sanitario Unico di San Donà di Piave, 6 infermieri CSM, Distretto Socio Sanitario Unico di Portogruaro, che nella loro esperienza hanno affrontato il tema del suicidio. METODIE STRUMENTI: A ogni singolo partecipante allo studio è stata richiesta la compilazione di una scheda anagrafico - professionale, per descrivere in maniera ottimale le caratteristiche del campione. Successivamente è stata effettuata un’intervista semi - strutturata con cinque quesiti orientativi , ma non direttive, formulate coerentemente con la letteratura di riferimento. L’intervista è stata audio registrata. RISULTATI: L’analisi tramite metodo Van Kaam ha dimostrato che l’impatto suicidario sugli infermieri ha delle vere e proprie conseguenze sia nel breve che nel lungo termine il quale può sfociare in termini positivi o negativi a seconda del tipo di coping che riusciranno ad attuare. Le emozioni principali esperite dagli infermieri sono quelle di sofferenza, stress, disagio (accompagnato da sensi di colpa) sentimenti di sconfitta e senso di responsabilità. Gli infermieri intervistati si sono sentiti, psicologicamente, sprofondare nel momento in cui apprendevano quanto accaduto al loro paziente e a tutto il lavoro svolto su tale persona. Altri invece, in piccola parte, hanno semplicemente dedotto che ciò era inevitabile e non avrebbero potuto fare nulla per impedirlo. CONCLUSIONI: In base ai risultati dello studio emerge che affrontare un evento suicidario di un paziente psichiatrico è un atto complesso e spesso doloroso per gli infermieri poiché essi incontrano molte difficoltà ed esperiscono diverse emozioni negative. Inoltre, dalle interviste, si evidenzia l’importanza della disponibilità di un ambiente di supporto. L’organizzazione di incontri mensili dell’equipe terapeutica, i corsi di formazione e la realizzazione di un sostegno psicologico specifico alla realtà operativa possono essere un valido aiuto per la discussione e la riflessione dei casi affrontati.

I vissuti degli infermieri rispetto al suicidio dei propri assistiti in ambito psichiatrico

Bigatton, Giovanni
2015/2016

Abstract

PROBLEMA: Dai dati epidemiologici internazionali, emergerebbe che, quando un paziente psichiatrico si suicida, anche i componenti dell’equipe terapeutica diventano dei sopravvissuti (World Health Organization, 2002). Dal momento che la malattia mentale è uno dei principali fattori di rischio non è raro che un paziente psichiatrico muoia per suicidio. Oltre la metà degli infermieri perde almeno un paziente a causa di ciò nel corso della carriera. Il rischio di vivere questa esperienza, può aumentare, se i pazienti da essi curati soffrono di patologie psichiatriche gravi. Nonostante ciò, la letteratura riguardante l’impatto emotivo e professionale di tali eventi sulle figure professionali impegnate nel campo della salute è scarsa. Gli studi hanno evidenziato che il suicidio di un paziente rappresenta uno degli stress psicologici più importanti nella vita professionale di un infermiere e che tale evento può avere delle conseguenze a lungo termine, sia in ambito personale che professionale. La reazione dell’ infermiere al suicidio o al tentativo di suicidio di un paziente è in gran parte sovrapponibile a quella dei familiari e amici. Tuttavia, la peculiarità del rapporto infermiere-paziente, che oltre agli aspetti affettivi e umani si basa su una relazione d’aiuto comporta delle conseguenze del tutto particolari: all’ emozione, correlata alla perdita relazionale, si associa la perdita di autostima, il senso di fallimento professionale e la nascita di dubbi sulle proprie competenze professionali. Tale reazione porta, nei casi più gravi, all’abbandono della carriera o a scelte di riorientamento professionale ma l’ infermiere, o più in generale il curante, può provare anche rabbia nei confronti dei superiori e dei colleghi (per la pressione sul lavoro, la sensazione di essere sotto esame e quindi giudicato sulle proprie capacità professionali). In gran parte dei casi l’ infermiere, pur negando la rabbia verso il paziente, per un lungo periodo, teme o addirittura rifiuta di trattare pazienti a rischio di suicidio. Anche il senso di colpa per non aver effettuato un accertamento più efficace o per non aver colto i segni mostrati dal paziente, per le decisioni prese o non prese nel corso dell’ultima visita prima del suicidio così come la paura, per la reazione dei colleghi o superiori, o per il timore di una azione legale da parte dei familiari, sono sentimenti spesso riscontrabili. Le manifestazioni da stress, sono più comuni ed intense tra i giovani infermieri e tra quelli di sesso femminile (Takahashi et al. 2011). SCOPO: Descrivere i vissuti degli infermieri del contesto di CSM (Centro di Salute Mentale) e U.O di S.P.D.C (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura) in relazione ad avvenimenti suicidari di assisti con patologie psichiatriche per comprendere l’ impatto che ciò ha comportato nel proseguire lo svolgimento dell’ attività, nel contesto lavorativo, con gli assistiti e i colleghi infermieri e se ciò ha modificato l’approccio relazionale e le modalità di attuazione dell’ assistenza infermieristica. DISEGNO DELLO STUDIO: Ricerca di tipo qualitativo fenomenologico. CAMPIONE: Il campione complessivo di 6 infermieri in servizio presso l’U.O. S.P.D.C dell’ospedale di Portogruaro dell’AULLS n°10 “Veneto Orientale”, Regione Veneto, 8 infermieri in servizio presso l’U.O. S.P.D.C dell’ospedale di S. Donà di Piave dell’AULSS n°10 “Veneto Orientale”, Regione Veneto. 8 infermieri del CSM, Distretto Socio Sanitario Unico di San Donà di Piave, 6 infermieri CSM, Distretto Socio Sanitario Unico di Portogruaro, che nella loro esperienza hanno affrontato il tema del suicidio. METODIE STRUMENTI: A ogni singolo partecipante allo studio è stata richiesta la compilazione di una scheda anagrafico - professionale, per descrivere in maniera ottimale le caratteristiche del campione. Successivamente è stata effettuata un’intervista semi - strutturata con cinque quesiti orientativi , ma non direttive, formulate coerentemente con la letteratura di riferimento. L’intervista è stata audio registrata. RISULTATI: L’analisi tramite metodo Van Kaam ha dimostrato che l’impatto suicidario sugli infermieri ha delle vere e proprie conseguenze sia nel breve che nel lungo termine il quale può sfociare in termini positivi o negativi a seconda del tipo di coping che riusciranno ad attuare. Le emozioni principali esperite dagli infermieri sono quelle di sofferenza, stress, disagio (accompagnato da sensi di colpa) sentimenti di sconfitta e senso di responsabilità. Gli infermieri intervistati si sono sentiti, psicologicamente, sprofondare nel momento in cui apprendevano quanto accaduto al loro paziente e a tutto il lavoro svolto su tale persona. Altri invece, in piccola parte, hanno semplicemente dedotto che ciò era inevitabile e non avrebbero potuto fare nulla per impedirlo. CONCLUSIONI: In base ai risultati dello studio emerge che affrontare un evento suicidario di un paziente psichiatrico è un atto complesso e spesso doloroso per gli infermieri poiché essi incontrano molte difficoltà ed esperiscono diverse emozioni negative. Inoltre, dalle interviste, si evidenzia l’importanza della disponibilità di un ambiente di supporto. L’organizzazione di incontri mensili dell’equipe terapeutica, i corsi di formazione e la realizzazione di un sostegno psicologico specifico alla realtà operativa possono essere un valido aiuto per la discussione e la riflessione dei casi affrontati.
2015-11-09
infermieri (nurses), emozioni (emotions), suicide(suicidio), Psychiatric (psichiatrico), assistenza infermieristica (nursing care)
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/20685