Questa revisione della letteratura è stata condotta per evidenziare le condizioni generali delle conoscenze del caregiver e se esso, adeguatamente formato, riesce, tramite strumenti di accertamento, a valutare criticamente il dolore oncologico e a trattarlo di conseguenza. Nonostante i progressi scientifici e farmacologici, il dolore continua ad essere un problema durante tutto il decorso della malattia; infatti si tende a sottostimarlo e sottotrattarlo. Il dolore è un' esperienza multidimensionale con effetti sensoriali, cognitivi, comportamentali; ed è inoltre un'esperienza che colpisce il fisico, la psiche, le dimensioni spirituali e sociali dei pazienti e dei caregiver. Per questo esso comporta fatigue, inappetenza, disturbi del sonno e irrequietezza. Poichè questa tipologia di pazienti sono, spesso seguiti ambulatorialmente, sono soprattutto i familiari responsabili dell'assistenza. L' esperienza di prendersi cura di un membro della famiglia colpisce profondamente il benessere del caregiver. Il caregiver, proprio a causa della sua inesperienza, spesso, non riesce a mettere in campo alcune azioni atte a salvaguardare l'incolumità dell'assistito. Inoltre, l'enorme carico emotivo da lui impiegato può portare ad un peggioramento delle sue condizioni di salute e, di conseguenza, di quelle della persona assistita. In letteratura sono stati riscontrati dei risultati di gestione assistenziale positivi su caregiver addestrati singolarmente per far fronte alle necessità dell'ammalato. Si è visto che una persona più preparata, sia dal punto di vista teorico (eziologia del dolore e delle sue complicanze), sia dal punto di vista pratico (utilizzare scale di valutazione del dolore e somministrazione della terapia), fa meno difficoltà nella gestione assistenziale dell'assistito e riesce a fronteggiare meglio lo stress e il cambiamento dello stile di vita imposto dalla malattia. Così facendo si sente più sicura del proprio operato, evitando il sovraccarico emozionale. Le strategie di gestione del dolore che possono essere attuate devono mirare alla creazione di un' "allenza" terapeutica tra paziente - caregiver, in modo che quest'ultimo riesca a comprendere anche il minimo incremento del dolore e a trattarlo di conseguenza. A fronte di questa situazione si deve decidere, tuttavia, qual è il metodo più efficace per effettuare un'alfabetizzazione sanitaria che fornisca un'educazione mirata alla gestione familiare di questo sintomo.
Caregiver: valutazione del dolore nel paziente oncologico
Cuppuleri, Mario
2015/2016
Abstract
Questa revisione della letteratura è stata condotta per evidenziare le condizioni generali delle conoscenze del caregiver e se esso, adeguatamente formato, riesce, tramite strumenti di accertamento, a valutare criticamente il dolore oncologico e a trattarlo di conseguenza. Nonostante i progressi scientifici e farmacologici, il dolore continua ad essere un problema durante tutto il decorso della malattia; infatti si tende a sottostimarlo e sottotrattarlo. Il dolore è un' esperienza multidimensionale con effetti sensoriali, cognitivi, comportamentali; ed è inoltre un'esperienza che colpisce il fisico, la psiche, le dimensioni spirituali e sociali dei pazienti e dei caregiver. Per questo esso comporta fatigue, inappetenza, disturbi del sonno e irrequietezza. Poichè questa tipologia di pazienti sono, spesso seguiti ambulatorialmente, sono soprattutto i familiari responsabili dell'assistenza. L' esperienza di prendersi cura di un membro della famiglia colpisce profondamente il benessere del caregiver. Il caregiver, proprio a causa della sua inesperienza, spesso, non riesce a mettere in campo alcune azioni atte a salvaguardare l'incolumità dell'assistito. Inoltre, l'enorme carico emotivo da lui impiegato può portare ad un peggioramento delle sue condizioni di salute e, di conseguenza, di quelle della persona assistita. In letteratura sono stati riscontrati dei risultati di gestione assistenziale positivi su caregiver addestrati singolarmente per far fronte alle necessità dell'ammalato. Si è visto che una persona più preparata, sia dal punto di vista teorico (eziologia del dolore e delle sue complicanze), sia dal punto di vista pratico (utilizzare scale di valutazione del dolore e somministrazione della terapia), fa meno difficoltà nella gestione assistenziale dell'assistito e riesce a fronteggiare meglio lo stress e il cambiamento dello stile di vita imposto dalla malattia. Così facendo si sente più sicura del proprio operato, evitando il sovraccarico emozionale. Le strategie di gestione del dolore che possono essere attuate devono mirare alla creazione di un' "allenza" terapeutica tra paziente - caregiver, in modo che quest'ultimo riesca a comprendere anche il minimo incremento del dolore e a trattarlo di conseguenza. A fronte di questa situazione si deve decidere, tuttavia, qual è il metodo più efficace per effettuare un'alfabetizzazione sanitaria che fornisca un'educazione mirata alla gestione familiare di questo sintomo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/20738