Problema: Il 98 % delle Terapie Intensive italiane ha adottato una politica di restrizione alle visite. Sono caratterizzate quindi da un ambiente chiuso al pubblico, dove i pazienti vengono isolati dalle loro realtà e dai loro familiari fatta eccezione per qualche ora al giorno. La situazione sta, però, gradualmente cambiando. La vicinanza dei propri cari in un momento cosi delicato segnato dalla sofferenza e dalla malattia, inizia ad essere percepita come una preziosa risorsa per la cura dei pazienti e non più vista come un ostacolo al lavoro dell'equipe o fonte di infezione. È necessario quindi che l’organizzazione delle terapie intensive, anche in Italia si adegui al modello della “terapia intensiva aperta”, recuperando il divario rispetto ad altri Paesi Europei Americani che già da tempo si sono orientati con successo in questa direzione. Scopo della Tesi:.indagare se la presenza continua di un familiare di riferimento, durante la degenza di un paziente adulto in terapia intensiva comporti dei benefici alla salute del paziente stesso e dei suoi familiari e quali effetti abbia sulla qualità dell'assistenza erogata. Si ricercheranno poi quali siano le opinioni e preoccupazioni dei curanti, che lavorano in Terapia Intensiva, nei confronti dell'adozione di un modello aperto. Sarà analizzato il quadro della situazione di partenza sotto il profilo logistico, temporale e relazionale dell'unità di Terapia Intensiva e Rianimazione e valutata l'aderenza della proposta progettuale in corso nel nuovo polo ospedaliero di Schiavonia (PD). Successivamente saranno ricercate le attitudini e le conoscenze dell'equipe che vi lavora, mettendole a confronto con gli studi recuperati in letteratura. Verranno poi suggerite alcune strategie, al fine di realizzare concretamente l'apertura della terapia intensiva, secondo le caratteristiche della realtà locale. Materiali e Metodi: Revisione della letteratura attraverso l'utilizzo di banche dati, analisi a livello internazionale, riviste e approfondimenti di temi specifici. Utilizzo del questionario BAVIQ Risultati: L'indagine condotta nei reparti di Terapia Intensiva (TI), Sub-Intensiva polivalente/neurologica (TIS) e unità Intensiva Coronarica (UTIC), ha evidenziato che la maggior parte dell'équipe possiede buone conoscenze su quali siano i benefici della presenza continua dei familiari in reparto, ma è emersa la paura nel sentirsi controllati e giudicati. Un altro punto controverso per il personale è rappresentato dal timore di non riuscire a dare al paziente un'assistenza adeguata a causa delle continue interruzioni legate alle numerose domande da parte dei familiari. I risultati dell'indagine risultano così in linea con i risultati ricercati in letteratura. Conclusione. La presenza dei familiari viene ritenuta, in generale, un fattore positivo per il paziente ma allo stesso ,tempo di fronte ad un' organizzazione o struttura inadeguata,potrebbe risultare un ostacolo per l’erogazione delle cure medico- infermieristiche. Quindi nel caso di una maggiore apertura, sarebbe opportuno rivedere alcuni aspetti dell'organizzazione assistenziale. Forse il timore di cambiare i piani delle attività o il fatto di essere osservati, giudicati e valutati può avere condizionato le risposte dello staff intervistato ma con una adeguata formazione e sensibilizzazione, si può renderlo consapevole di come il rendere visibile la loro attività di cura riduca l'ansia nei familiari, aumenti la fiducia verso gli operatori e valorizzi il loro operato.

Terapie intensive aperte: "umanizzazione delle cure e centralità del paziente"

DeVincenzo, Anna
2015/2016

Abstract

Problema: Il 98 % delle Terapie Intensive italiane ha adottato una politica di restrizione alle visite. Sono caratterizzate quindi da un ambiente chiuso al pubblico, dove i pazienti vengono isolati dalle loro realtà e dai loro familiari fatta eccezione per qualche ora al giorno. La situazione sta, però, gradualmente cambiando. La vicinanza dei propri cari in un momento cosi delicato segnato dalla sofferenza e dalla malattia, inizia ad essere percepita come una preziosa risorsa per la cura dei pazienti e non più vista come un ostacolo al lavoro dell'equipe o fonte di infezione. È necessario quindi che l’organizzazione delle terapie intensive, anche in Italia si adegui al modello della “terapia intensiva aperta”, recuperando il divario rispetto ad altri Paesi Europei Americani che già da tempo si sono orientati con successo in questa direzione. Scopo della Tesi:.indagare se la presenza continua di un familiare di riferimento, durante la degenza di un paziente adulto in terapia intensiva comporti dei benefici alla salute del paziente stesso e dei suoi familiari e quali effetti abbia sulla qualità dell'assistenza erogata. Si ricercheranno poi quali siano le opinioni e preoccupazioni dei curanti, che lavorano in Terapia Intensiva, nei confronti dell'adozione di un modello aperto. Sarà analizzato il quadro della situazione di partenza sotto il profilo logistico, temporale e relazionale dell'unità di Terapia Intensiva e Rianimazione e valutata l'aderenza della proposta progettuale in corso nel nuovo polo ospedaliero di Schiavonia (PD). Successivamente saranno ricercate le attitudini e le conoscenze dell'equipe che vi lavora, mettendole a confronto con gli studi recuperati in letteratura. Verranno poi suggerite alcune strategie, al fine di realizzare concretamente l'apertura della terapia intensiva, secondo le caratteristiche della realtà locale. Materiali e Metodi: Revisione della letteratura attraverso l'utilizzo di banche dati, analisi a livello internazionale, riviste e approfondimenti di temi specifici. Utilizzo del questionario BAVIQ Risultati: L'indagine condotta nei reparti di Terapia Intensiva (TI), Sub-Intensiva polivalente/neurologica (TIS) e unità Intensiva Coronarica (UTIC), ha evidenziato che la maggior parte dell'équipe possiede buone conoscenze su quali siano i benefici della presenza continua dei familiari in reparto, ma è emersa la paura nel sentirsi controllati e giudicati. Un altro punto controverso per il personale è rappresentato dal timore di non riuscire a dare al paziente un'assistenza adeguata a causa delle continue interruzioni legate alle numerose domande da parte dei familiari. I risultati dell'indagine risultano così in linea con i risultati ricercati in letteratura. Conclusione. La presenza dei familiari viene ritenuta, in generale, un fattore positivo per il paziente ma allo stesso ,tempo di fronte ad un' organizzazione o struttura inadeguata,potrebbe risultare un ostacolo per l’erogazione delle cure medico- infermieristiche. Quindi nel caso di una maggiore apertura, sarebbe opportuno rivedere alcuni aspetti dell'organizzazione assistenziale. Forse il timore di cambiare i piani delle attività o il fatto di essere osservati, giudicati e valutati può avere condizionato le risposte dello staff intervistato ma con una adeguata formazione e sensibilizzazione, si può renderlo consapevole di come il rendere visibile la loro attività di cura riduca l'ansia nei familiari, aumenti la fiducia verso gli operatori e valorizzi il loro operato.
2015-11-16
Terapie Intensive aperte
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/20752