Problema: Gestione infermieristica inadeguata nei reparti di pronto soccorso italiani di casi di violenza sessuale su donne. Tale supposta mancanza di professionalità del personale infermieristico può essere conseguenza di una lacunosa conoscenza di tale fenomeno, della presenza di pregiudizi, della sua alta rilevanza nascosta nella nostra società e della sua complessità sia tecnico-lavorativa che emotiva, per il personale e per la vittima stessa. Il trattamento ottimale comporta una specifica presa in carico dell’assistita da parte di più professionisti, sanitari e non, inducendoli ad uno scambio continuo di informazioni e prestazioni. L’eventuale mancanza di conoscenze da parte del personale sanitario può portare ad una scorretta assistenza e spesso, di conseguenza, ad un peggioramento della drammatica esperienza vissuta dalla vittima, alla quale è ulteriormente negato il suo valore di persona. Di qui, l’aggravamento della componente psicologica fino alla compromissione della possibilità di superare il trauma, che in tal modo, rischia fortemente di segnare a vita il suo equilibrio psicofisico. Obiettivi: L’elaborato di tesi ha la finalità di rilevare la modalità di presa in carico infermieristica della vittima di violenza sessuale nei pronto soccorso di Padova e Mestre, con lo scopo di capire se l’assistenza praticata sia sostenuta da un’adeguata professionalità e se sia necessaria una maggiore formazione del personale infermieristico. Strategie e interventi: L’indagine è stata effettuata mediante intervista verbale ai coordinatori infermieristici delle unità assistenziali prescelte. Dai dati emersi si rileva, in entrambe le realtà, un adeguata professionalità tecnicolavorativa del personale nella gestione del percorso assistenziale, ma delle carenze nella relazione con la vittima e nel rilevare l’abuso se non dichiarato dalla stessa. Tale difficoltà nel rapportarsi con la paziente può essere causa della possibile presenza di pregiudizi e della mancanza di conoscenze etiche/morali sul fenomeno. Come strategia a tale problema si consiglia una formazione aggiuntiva e continua che formi il personale a praticare un’adeguata assistenza relazionale ed emotiva, al fine di ridurre il disagio provato dalla paziente in questo momento assai drammatico, e a fornire le conoscenze sui segni/sintomi correlati al reato.

Gestione infermieristica in pronto soccorso delle donne vittime di violenza sessuale. Indagine condotta a Mestre e Padova

Pugliese, Elena
2015/2016

Abstract

Problema: Gestione infermieristica inadeguata nei reparti di pronto soccorso italiani di casi di violenza sessuale su donne. Tale supposta mancanza di professionalità del personale infermieristico può essere conseguenza di una lacunosa conoscenza di tale fenomeno, della presenza di pregiudizi, della sua alta rilevanza nascosta nella nostra società e della sua complessità sia tecnico-lavorativa che emotiva, per il personale e per la vittima stessa. Il trattamento ottimale comporta una specifica presa in carico dell’assistita da parte di più professionisti, sanitari e non, inducendoli ad uno scambio continuo di informazioni e prestazioni. L’eventuale mancanza di conoscenze da parte del personale sanitario può portare ad una scorretta assistenza e spesso, di conseguenza, ad un peggioramento della drammatica esperienza vissuta dalla vittima, alla quale è ulteriormente negato il suo valore di persona. Di qui, l’aggravamento della componente psicologica fino alla compromissione della possibilità di superare il trauma, che in tal modo, rischia fortemente di segnare a vita il suo equilibrio psicofisico. Obiettivi: L’elaborato di tesi ha la finalità di rilevare la modalità di presa in carico infermieristica della vittima di violenza sessuale nei pronto soccorso di Padova e Mestre, con lo scopo di capire se l’assistenza praticata sia sostenuta da un’adeguata professionalità e se sia necessaria una maggiore formazione del personale infermieristico. Strategie e interventi: L’indagine è stata effettuata mediante intervista verbale ai coordinatori infermieristici delle unità assistenziali prescelte. Dai dati emersi si rileva, in entrambe le realtà, un adeguata professionalità tecnicolavorativa del personale nella gestione del percorso assistenziale, ma delle carenze nella relazione con la vittima e nel rilevare l’abuso se non dichiarato dalla stessa. Tale difficoltà nel rapportarsi con la paziente può essere causa della possibile presenza di pregiudizi e della mancanza di conoscenze etiche/morali sul fenomeno. Come strategia a tale problema si consiglia una formazione aggiuntiva e continua che formi il personale a praticare un’adeguata assistenza relazionale ed emotiva, al fine di ridurre il disagio provato dalla paziente in questo momento assai drammatico, e a fornire le conoscenze sui segni/sintomi correlati al reato.
2015-11-03
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/20922