Gender-based violence (GBV) is one of the most serious forms of gender inequality and remains one of the most pervasive human rights violations of modern times. The World Health Organization has estimated that 30% of women in the world have suffered physical and / or sexual abuse by their partners in their lifetime. The interest and investments of scientific research in this field are not proportional to the economic and social weight of gender-based violence. Given the poor results of current rehabilitation programs for offensive men, this systematic review aims to investigate the potential of Virtual Reality as a therapeutic tool in increasing identification with the victim and the intrinsic motivation of the man for treatment. Literature considers these last essential elements to permit positive change. The studies identified and selected following the Prisma Statement are only 4; however, results seem promising, although they presented somewhat small samples: the female faces' fear expressions recognition improves, facial recognition biases decreased. During the virtual experience, the man produces physiological responses (skin conductance) both to female and male faces; at the end of the session, prejudices against women decrease (IAT test); the neural processing of facial expressions increased and the 'activity of the Default Mode Network' (DMN front-parietal network, responsible for the representation of the body-self and its surrounding space) starts to be synchronized among the participants, giving hope in an identification with the virtual victim.

La violenza di genere (“Gender-based violence” - GBV) è una delle forme più gravi di disuguaglianza di genere e rimane una delle violazioni dei diritti umani più pervasive dei tempi moderni. L’organizzazione mondiale della sanità ha stimato che nel mondo il 30% delle donne hanno subito abusi fisici e/o sessuali da parte dei loro partner nell’arco della loro vita. L’interesse e gli investimenti della ricerca scientifica in questo campo non sono proporzionali al peso economico-sociale della violenza di genere. Considerati gli scarsi risultati degli attuali programmi di recupero per uomini maltrattanti, questa review sistematica mira ad indagare il potenziale della Virtual Reality come strumento terapeutico nell’aumentare l’identificazione con la vittima e, di conseguenza, la motivazione intrinseca dell’uomo al trattamento, elementi riconosciuti come fondamentali affinché avvenga una qualche forma di cambiamento positivo conseguente al programma. Gli studi identificati e selezionati seguendo il Prisma Statement sono solamente 4, ma i risultati sembrano promettenti, seppur come limite principale hanno la scarsa numerosità campionaria: migliorano i deficit di riconoscimento delle espressioni di paura in volti femminili, si riducono i bias di riconoscimento facciale di volti sia femminili sia maschili, durante l’esperienza virtuale l’uomo produce delle risposte fisiologiche (conduttanza cutanea) e alla fine della sessione diminuiscono i pregiudizi contro le donne (IAT test), si modifica l’elaborazione neurale delle espressioni facciali e aumenta l’attività del Default Mode Network (DMN), infine l’attività della rete fronto-parietale, responsabile della rappresentazione del sé corporeo e del suo spazio circostante, si sincronizza tra i partecipanti durante l’esperienza VR, lasciando ben sperare in una identificazione con la vittima virtuale.

REALTÀ VIRTUALE: TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLA RIABILITAZIONE NEI CASI DI VIOLENZA DOMESTICA

SOLLA, SERGEJ NIKOLAJ
2021/2022

Abstract

Gender-based violence (GBV) is one of the most serious forms of gender inequality and remains one of the most pervasive human rights violations of modern times. The World Health Organization has estimated that 30% of women in the world have suffered physical and / or sexual abuse by their partners in their lifetime. The interest and investments of scientific research in this field are not proportional to the economic and social weight of gender-based violence. Given the poor results of current rehabilitation programs for offensive men, this systematic review aims to investigate the potential of Virtual Reality as a therapeutic tool in increasing identification with the victim and the intrinsic motivation of the man for treatment. Literature considers these last essential elements to permit positive change. The studies identified and selected following the Prisma Statement are only 4; however, results seem promising, although they presented somewhat small samples: the female faces' fear expressions recognition improves, facial recognition biases decreased. During the virtual experience, the man produces physiological responses (skin conductance) both to female and male faces; at the end of the session, prejudices against women decrease (IAT test); the neural processing of facial expressions increased and the 'activity of the Default Mode Network' (DMN front-parietal network, responsible for the representation of the body-self and its surrounding space) starts to be synchronized among the participants, giving hope in an identification with the virtual victim.
2021
VIRTUAL REALITY: TECHNOLOGY AT THE SERVICE OF REHABILITATION IN CASES OF DOMESTIC VIOLENCE
La violenza di genere (“Gender-based violence” - GBV) è una delle forme più gravi di disuguaglianza di genere e rimane una delle violazioni dei diritti umani più pervasive dei tempi moderni. L’organizzazione mondiale della sanità ha stimato che nel mondo il 30% delle donne hanno subito abusi fisici e/o sessuali da parte dei loro partner nell’arco della loro vita. L’interesse e gli investimenti della ricerca scientifica in questo campo non sono proporzionali al peso economico-sociale della violenza di genere. Considerati gli scarsi risultati degli attuali programmi di recupero per uomini maltrattanti, questa review sistematica mira ad indagare il potenziale della Virtual Reality come strumento terapeutico nell’aumentare l’identificazione con la vittima e, di conseguenza, la motivazione intrinseca dell’uomo al trattamento, elementi riconosciuti come fondamentali affinché avvenga una qualche forma di cambiamento positivo conseguente al programma. Gli studi identificati e selezionati seguendo il Prisma Statement sono solamente 4, ma i risultati sembrano promettenti, seppur come limite principale hanno la scarsa numerosità campionaria: migliorano i deficit di riconoscimento delle espressioni di paura in volti femminili, si riducono i bias di riconoscimento facciale di volti sia femminili sia maschili, durante l’esperienza virtuale l’uomo produce delle risposte fisiologiche (conduttanza cutanea) e alla fine della sessione diminuiscono i pregiudizi contro le donne (IAT test), si modifica l’elaborazione neurale delle espressioni facciali e aumenta l’attività del Default Mode Network (DMN), infine l’attività della rete fronto-parietale, responsabile della rappresentazione del sé corporeo e del suo spazio circostante, si sincronizza tra i partecipanti durante l’esperienza VR, lasciando ben sperare in una identificazione con la vittima virtuale.
Virtual Reality
IPV
Domestic Violence
Rehabilitation
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/30501