The present research aims to define the role of playing as an educational tool. This topic is predominant in children’s lifes within the age range of 3 to 10 years old: educators often engage with it, but having a comprehensive understanding is not guaranteed. The main question that initiated the research is: what are the elements and circumstances that make playing an educational tool? Examining significant publications and scientific contributions, the first chapter of the report seeks to investigate exploratory and movement games, studying in depth the field of psychomotricity. The potential of the setting where playful activities take place is as well widely considered, and a special attention is reserved to outdoor games from the perspective of Outdoor Education. Furthermore, the report explores the different forms that play can take: structured, semi-structured, or unstructured, consequently presenting different properties. Throughout the second chapter is examined the figure of the educator in game contexts, considering also the significant role of parents in playful situations, as well as the opportunities to socialize with peers during playful moments. The inquiry revolves around how educators can engage in such contexts and what the best way to relate to the children is. Are taken into consideration the concept of caregiving and the affective component, crucial in building the bond between educator and child, and in the meantime the appropriate educational distance, contemplating the correct balance between freedom and authority. Additionally, is considered the process of designing playful activities, examining the five phases that constitute it: context analysis, project formulation, setup, execution and evaluation, giving a special attention to improvisation and flexibility skills, essential for professional figures in a play environment. In the third chapter the focus shifts to the key to the inclusion of children with neurodevelopmental disorders such as Attention Deficit Hyperactivity Disorder (ADHD), Autism Spectrum Disorder (ASD), and Language Disorder. The aim is to adopt a new vision of diversity, understanding the principle that led the World Health Organization (WHO) to outline the ICF (International Classification of Functioning, Disability, and Health) and subsequently the ICF Children and Youth. At the conclusion of the three chapters comprising the report, through careful and thorough research of studies and scientific documentations, the intention is to achieve a greater understanding and awareness of the topic.

La presente ricerca mira a definire il ruolo del gioco come strumento educativo. Il tema trattato risulta preponderante nella vita dei bambini della fascia d’età presa in considerazione, dai 3 ai 10 anni: gli educatori vi si cimentano di frequente, ma non è scontato averne un’ampia e completa conoscenza. Le domanda principale che ha dato avvio alla ricerca è la seguente: quali sono gli elementi e le circostanze che rendono il gioco uno strumento educativo? Prendendo in esame importanti pubblicazioni e apporti scientifici, nel primo capitolo la relazione si propone di indagare il gioco esplorativo e di movimento, approfondendo soprattutto la realtà della psicomotricità. Vengono considerate le potenzialità rivestite dal luogo in cui viene ambientata l’attività ludica, prestando una particolare attenzione verso l’ambientazione all’aperto secondo la prospettiva dell’Outdoor Education. La relazione approfondisce oltretutto le diverse forme che il gioco può adottare: strutturato, semi-strutturato o non strutturato, presentando di conseguenza differenti proprietà. Nel corso del secondo capitolo viene indagato il compito dell’educatore in contesti di gioco, considerando anche l’importante ruolo dei genitori in situazioni ludiche, così come le occasioni di socializzazione con i pari che si generano in momenti giocosi. Ci si è chiesti come l’educatore possa porsi in contesti di questo tipo e quale sia il modo migliore di relazionarsi con l’educando: è stato quindi preso in considerazione il concetto dell’aver cura e la componente affettiva, fondamentale nella costruzione del legame che unisce l’educatore al bambino, e al contempo la giusta distanza educativa, meditando su quale sia l’equilibrio corretto tra libertà e autorevolezza. In aggiunta a questo si è considerato il processo di progettazione dell’attività ludica, prendendo in esame le cinque fasi che la costituiscono: l’analisi del contesto, la formulazione della progettazione, l’allestimento, l’esecuzione e la valutazione, prestando una certa attenzione anche verso le competenze di improvvisazione e flessibilità, imprescindibili per un professionista che lavora in un ambiente di gioco. Con il terzo capitolo, invece, ci si è chiesti quale sia la chiave per l’inclusione di bambini con disturbi del neurosviluppo quali il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, il Disturbo dello Spettro Autistico e il Disturbo del Linguaggio, con l’obiettivo di adottare una nuova visione di diversità, cogliendo il principio che ha mosso l’OMS a delineare l’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute) e successivamente dell’ICF Children and Youth. Al termine dei tre capitoli che costituiscono la relazione, grazie ad un’attenta e scrupolosa ricerca di studi e documentazioni scientifiche, si intende giungere ad una maggiore conoscenza e consapevolezza della tematica trattata.

Crescere giocando: l'attività ludica come strumento educativo.

DALLA CIA, MATILDE
2023/2024

Abstract

The present research aims to define the role of playing as an educational tool. This topic is predominant in children’s lifes within the age range of 3 to 10 years old: educators often engage with it, but having a comprehensive understanding is not guaranteed. The main question that initiated the research is: what are the elements and circumstances that make playing an educational tool? Examining significant publications and scientific contributions, the first chapter of the report seeks to investigate exploratory and movement games, studying in depth the field of psychomotricity. The potential of the setting where playful activities take place is as well widely considered, and a special attention is reserved to outdoor games from the perspective of Outdoor Education. Furthermore, the report explores the different forms that play can take: structured, semi-structured, or unstructured, consequently presenting different properties. Throughout the second chapter is examined the figure of the educator in game contexts, considering also the significant role of parents in playful situations, as well as the opportunities to socialize with peers during playful moments. The inquiry revolves around how educators can engage in such contexts and what the best way to relate to the children is. Are taken into consideration the concept of caregiving and the affective component, crucial in building the bond between educator and child, and in the meantime the appropriate educational distance, contemplating the correct balance between freedom and authority. Additionally, is considered the process of designing playful activities, examining the five phases that constitute it: context analysis, project formulation, setup, execution and evaluation, giving a special attention to improvisation and flexibility skills, essential for professional figures in a play environment. In the third chapter the focus shifts to the key to the inclusion of children with neurodevelopmental disorders such as Attention Deficit Hyperactivity Disorder (ADHD), Autism Spectrum Disorder (ASD), and Language Disorder. The aim is to adopt a new vision of diversity, understanding the principle that led the World Health Organization (WHO) to outline the ICF (International Classification of Functioning, Disability, and Health) and subsequently the ICF Children and Youth. At the conclusion of the three chapters comprising the report, through careful and thorough research of studies and scientific documentations, the intention is to achieve a greater understanding and awareness of the topic.
2023
Grow by playing: playful activity as an educational tool.
La presente ricerca mira a definire il ruolo del gioco come strumento educativo. Il tema trattato risulta preponderante nella vita dei bambini della fascia d’età presa in considerazione, dai 3 ai 10 anni: gli educatori vi si cimentano di frequente, ma non è scontato averne un’ampia e completa conoscenza. Le domanda principale che ha dato avvio alla ricerca è la seguente: quali sono gli elementi e le circostanze che rendono il gioco uno strumento educativo? Prendendo in esame importanti pubblicazioni e apporti scientifici, nel primo capitolo la relazione si propone di indagare il gioco esplorativo e di movimento, approfondendo soprattutto la realtà della psicomotricità. Vengono considerate le potenzialità rivestite dal luogo in cui viene ambientata l’attività ludica, prestando una particolare attenzione verso l’ambientazione all’aperto secondo la prospettiva dell’Outdoor Education. La relazione approfondisce oltretutto le diverse forme che il gioco può adottare: strutturato, semi-strutturato o non strutturato, presentando di conseguenza differenti proprietà. Nel corso del secondo capitolo viene indagato il compito dell’educatore in contesti di gioco, considerando anche l’importante ruolo dei genitori in situazioni ludiche, così come le occasioni di socializzazione con i pari che si generano in momenti giocosi. Ci si è chiesti come l’educatore possa porsi in contesti di questo tipo e quale sia il modo migliore di relazionarsi con l’educando: è stato quindi preso in considerazione il concetto dell’aver cura e la componente affettiva, fondamentale nella costruzione del legame che unisce l’educatore al bambino, e al contempo la giusta distanza educativa, meditando su quale sia l’equilibrio corretto tra libertà e autorevolezza. In aggiunta a questo si è considerato il processo di progettazione dell’attività ludica, prendendo in esame le cinque fasi che la costituiscono: l’analisi del contesto, la formulazione della progettazione, l’allestimento, l’esecuzione e la valutazione, prestando una certa attenzione anche verso le competenze di improvvisazione e flessibilità, imprescindibili per un professionista che lavora in un ambiente di gioco. Con il terzo capitolo, invece, ci si è chiesti quale sia la chiave per l’inclusione di bambini con disturbi del neurosviluppo quali il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, il Disturbo dello Spettro Autistico e il Disturbo del Linguaggio, con l’obiettivo di adottare una nuova visione di diversità, cogliendo il principio che ha mosso l’OMS a delineare l’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute) e successivamente dell’ICF Children and Youth. Al termine dei tre capitoli che costituiscono la relazione, grazie ad un’attenta e scrupolosa ricerca di studi e documentazioni scientifiche, si intende giungere ad una maggiore conoscenza e consapevolezza della tematica trattata.
gioco
educazione
relazione
inclusione
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
DallaCia_Matilde.pdf

accesso riservato

Dimensione 533.13 kB
Formato Adobe PDF
533.13 kB Adobe PDF

The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/65791