Gli studi sullo sviluppo delle abilità numeriche hanno contribuito a far emergere diverse teorie che cercano di spiegare il modo in cui i bambini apprendono i numeri. Piaget (1953) fu uno dei primi ad interrogarsi su tale questione sostenendo l’ipotesi secondo cui le abilità numeriche si sviluppano solo dopo i 6-7 anni di età. Successivamente, nel panorama delle ricerche ha iniziato ad affermarsi in maniera sempre più consolidata l’ipotesi che supporta l’esistenza di un’intelligenza numerica innata, i cui principali esponenti sono Butterworth (1999) e Dehaene (2010). Queste teorie prendono in considerazione solo la questione relativa alla numerosità, ma rimane escluso un concetto importante, ossia lo zero, la cui comprensione è ancora oggetto di discussione. Infatti, le poche ricerche che sono state svolte su questo argomento hanno portato alla luce dei risultati contrastanti; ad esempio, alcuni studiosi (Wellman & Miller, 1986; Wynn & Chiang, 1998) sostengono che la comprensione dello zero avviene successivamente rispetto a quella della numerosità in quanto di più difficile acquisizione, mentre altri esperti (Bialystok & Codd, 2000; Liszkowski et al., 2009) ritengono che la comprensione di questo valore non crei particolari difficoltà. Per esplorare più a fondo la comprensione del concetto di zero, è stato condotto uno studio che ha coinvolto un gruppo di bambini della scuola dell’infanzia dell’età di 4-5 anni, alcuni inseriti in una sezione omogenea ed altri in una sezione eterogenea. Attraverso lo svolgimento di alcuni compiti sperimentali abbiamo cercato di comprendere le loro abilità nell’operare con lo zero e la numerosità non simbolici e i risultati emersi sembrano indicare che non ci sono delle difficoltà significative nella comprensione dello zero. Questi compiti sono anche stati messi a confronto con l’acquisizione della cardinalità per vedere se questo concetto esercita un’influenza nei risultati, anche se da quanto emerso sembra non ci sia una correlazione significativa. Infine, alcuni dei compiti che hanno coinvolto lo zero e la numerosità simbolica e non simbolica sono stati confrontati sulla base delle sezioni di appartenenza dei bambini (omogenee o eterogenee), in quanto si ipotizza che il contesto di apprendimento possa avere un’influenza nei risultati dei test; dall’esito sembra infatti che la risposta sia affermativa, riconoscendo che le sezioni eterogenee possono rappresentare un vantaggio per l’apprendimento delle abilità numeriche.

Un viaggio alla scoperta dello zero. Una ricerca su bambini in età prescolare.

BARONI, GIORGIA
2023/2024

Abstract

Gli studi sullo sviluppo delle abilità numeriche hanno contribuito a far emergere diverse teorie che cercano di spiegare il modo in cui i bambini apprendono i numeri. Piaget (1953) fu uno dei primi ad interrogarsi su tale questione sostenendo l’ipotesi secondo cui le abilità numeriche si sviluppano solo dopo i 6-7 anni di età. Successivamente, nel panorama delle ricerche ha iniziato ad affermarsi in maniera sempre più consolidata l’ipotesi che supporta l’esistenza di un’intelligenza numerica innata, i cui principali esponenti sono Butterworth (1999) e Dehaene (2010). Queste teorie prendono in considerazione solo la questione relativa alla numerosità, ma rimane escluso un concetto importante, ossia lo zero, la cui comprensione è ancora oggetto di discussione. Infatti, le poche ricerche che sono state svolte su questo argomento hanno portato alla luce dei risultati contrastanti; ad esempio, alcuni studiosi (Wellman & Miller, 1986; Wynn & Chiang, 1998) sostengono che la comprensione dello zero avviene successivamente rispetto a quella della numerosità in quanto di più difficile acquisizione, mentre altri esperti (Bialystok & Codd, 2000; Liszkowski et al., 2009) ritengono che la comprensione di questo valore non crei particolari difficoltà. Per esplorare più a fondo la comprensione del concetto di zero, è stato condotto uno studio che ha coinvolto un gruppo di bambini della scuola dell’infanzia dell’età di 4-5 anni, alcuni inseriti in una sezione omogenea ed altri in una sezione eterogenea. Attraverso lo svolgimento di alcuni compiti sperimentali abbiamo cercato di comprendere le loro abilità nell’operare con lo zero e la numerosità non simbolici e i risultati emersi sembrano indicare che non ci sono delle difficoltà significative nella comprensione dello zero. Questi compiti sono anche stati messi a confronto con l’acquisizione della cardinalità per vedere se questo concetto esercita un’influenza nei risultati, anche se da quanto emerso sembra non ci sia una correlazione significativa. Infine, alcuni dei compiti che hanno coinvolto lo zero e la numerosità simbolica e non simbolica sono stati confrontati sulla base delle sezioni di appartenenza dei bambini (omogenee o eterogenee), in quanto si ipotizza che il contesto di apprendimento possa avere un’influenza nei risultati dei test; dall’esito sembra infatti che la risposta sia affermativa, riconoscendo che le sezioni eterogenee possono rappresentare un vantaggio per l’apprendimento delle abilità numeriche.
2023
A journey at the discovery of zero. A research study on preschoolers.
numero zero
cognizione numerica
ricerca prescolare
insieme vuoto
numerazione precoce
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/66875