Il punto di partenza di questa ricerca è un interrogativo personale e culturale: cosa resta, oggi, delle esperienze legate al cibo che nel passato hanno avuto una forte valenza simbolica e spirituale, soprattutto nel contesto cristiano e femminile? Questo studio prende forma a partire da una riflessione sul concetto di fame — non solo fisica, ma anche mistica, affettiva e simbolica — e si sviluppa attraverso l’analisi di come tale concetto sia stato vissuto, raccontato e ritualizzato nel Medioevo. L’oggetto principale dell’indagine è il rapporto tra cibo e spiritualità nelle donne religiose medievali, in particolare nella mistica femminile, che ha saputo trasformare il corpo e l’alimentazione in luoghi di espressione religiosa e identitaria. Il cibo, in questo contesto, non è semplicemente un nutrimento biologico, ma assume un significato profondo e ambivalente: da un lato, strumento di mortificazione e disciplina; dall’altro, via di accesso al divino, simbolo di unione con Dio e di trasformazione interiore. Il Medioevo è infatti un periodo in cui si delinea con forza una concezione del corpo femminile come mediatore di spiritualità, e l’alimentazione diventa uno dei linguaggi centrali di questa esperienza. Le donne, attraverso il digiuno, l’astinenza o la fame volontaria, esprimono una forma di agency spirituale che le pone al centro di una teologia incarnata e vissuta. Il lavoro si apre con una parte introduttiva in cui si definiscono i principali strumenti teorici, storici e antropologici utili alla comprensione del tema. Viene analizzato il modo in cui, nel pensiero religioso cristiano, il corpo femminile è stato oggetto di controllo, ma anche di sublimazione, e come il cibo abbia rappresentato uno spazio di resistenza, preghiera e desiderio. Si passa poi a un’analisi più specifica, attraverso lo studio di due figure emblematiche: Caterina da Siena e Ildegarda di Bingen, entrambe portatrici di una visione del corpo come luogo mistico, e del cibo come tramite di relazione con Dio, in forme diverse ma accomunate da una stessa intensità esperienziale. Il nucleo centrale della tesi è costituito dall’analisi critica dello scritto di Caroline Walker Bynum, "Sacro Convivio, sacro digiuno", che fornisce una chiave di lettura fondamentale per comprendere il significato profondo delle pratiche alimentari femminili medievali. Attraverso lo studio delle fonti — scritti mistici, lettere, visioni e biografie spirituali — emerge come il mangiare e il non mangiare siano gesti carichi di senso, capaci di esprimere stati interiori, tensioni religiose e visioni teologiche complesse. L’eucaristia, in particolare, diventa un punto focale, poiché attraverso il corpo-cibo di Cristo si manifesta una forma estrema di intimità e di trasformazione. La ricerca affronta anche la dimensione simbolica e sensoriale del linguaggio mistico, in cui il corpo e il cibo diventano strumenti per comunicare un’esperienza che sfugge al linguaggio razionale. Le immagini di fame, sete, digestione, sazietà, ma anche di fusione, incorporazione e nutrizione, rivelano una ricchezza semantica che pone il femminile al centro di una teologia vissuta. Queste pratiche non sono riducibili a forme di patologia, ma devono essere comprese all’interno del loro contesto religioso, culturale e simbolico. Infine, nella parte conclusiva, la tesi riflette su ciò che resta oggi di queste esperienze: quali significati possiamo ancora riconoscere? Quali domande aprono per la nostra comprensione del corpo, della fede e del desiderio? L’obiettivo finale è quello di restituire voce e profondità a queste figure storiche, mostrando come la loro relazione con il cibo possa ancora oggi interrogare la nostra visione del sacro, del femminile e della corporeità.

Nutrirsi di Dio Il simbolismo alimentare nella mistica femminile cristiana in età medievale (XII-XIV secolo).

VISENTIN, NICOLE
2024/2025

Abstract

Il punto di partenza di questa ricerca è un interrogativo personale e culturale: cosa resta, oggi, delle esperienze legate al cibo che nel passato hanno avuto una forte valenza simbolica e spirituale, soprattutto nel contesto cristiano e femminile? Questo studio prende forma a partire da una riflessione sul concetto di fame — non solo fisica, ma anche mistica, affettiva e simbolica — e si sviluppa attraverso l’analisi di come tale concetto sia stato vissuto, raccontato e ritualizzato nel Medioevo. L’oggetto principale dell’indagine è il rapporto tra cibo e spiritualità nelle donne religiose medievali, in particolare nella mistica femminile, che ha saputo trasformare il corpo e l’alimentazione in luoghi di espressione religiosa e identitaria. Il cibo, in questo contesto, non è semplicemente un nutrimento biologico, ma assume un significato profondo e ambivalente: da un lato, strumento di mortificazione e disciplina; dall’altro, via di accesso al divino, simbolo di unione con Dio e di trasformazione interiore. Il Medioevo è infatti un periodo in cui si delinea con forza una concezione del corpo femminile come mediatore di spiritualità, e l’alimentazione diventa uno dei linguaggi centrali di questa esperienza. Le donne, attraverso il digiuno, l’astinenza o la fame volontaria, esprimono una forma di agency spirituale che le pone al centro di una teologia incarnata e vissuta. Il lavoro si apre con una parte introduttiva in cui si definiscono i principali strumenti teorici, storici e antropologici utili alla comprensione del tema. Viene analizzato il modo in cui, nel pensiero religioso cristiano, il corpo femminile è stato oggetto di controllo, ma anche di sublimazione, e come il cibo abbia rappresentato uno spazio di resistenza, preghiera e desiderio. Si passa poi a un’analisi più specifica, attraverso lo studio di due figure emblematiche: Caterina da Siena e Ildegarda di Bingen, entrambe portatrici di una visione del corpo come luogo mistico, e del cibo come tramite di relazione con Dio, in forme diverse ma accomunate da una stessa intensità esperienziale. Il nucleo centrale della tesi è costituito dall’analisi critica dello scritto di Caroline Walker Bynum, "Sacro Convivio, sacro digiuno", che fornisce una chiave di lettura fondamentale per comprendere il significato profondo delle pratiche alimentari femminili medievali. Attraverso lo studio delle fonti — scritti mistici, lettere, visioni e biografie spirituali — emerge come il mangiare e il non mangiare siano gesti carichi di senso, capaci di esprimere stati interiori, tensioni religiose e visioni teologiche complesse. L’eucaristia, in particolare, diventa un punto focale, poiché attraverso il corpo-cibo di Cristo si manifesta una forma estrema di intimità e di trasformazione. La ricerca affronta anche la dimensione simbolica e sensoriale del linguaggio mistico, in cui il corpo e il cibo diventano strumenti per comunicare un’esperienza che sfugge al linguaggio razionale. Le immagini di fame, sete, digestione, sazietà, ma anche di fusione, incorporazione e nutrizione, rivelano una ricchezza semantica che pone il femminile al centro di una teologia vissuta. Queste pratiche non sono riducibili a forme di patologia, ma devono essere comprese all’interno del loro contesto religioso, culturale e simbolico. Infine, nella parte conclusiva, la tesi riflette su ciò che resta oggi di queste esperienze: quali significati possiamo ancora riconoscere? Quali domande aprono per la nostra comprensione del corpo, della fede e del desiderio? L’obiettivo finale è quello di restituire voce e profondità a queste figure storiche, mostrando come la loro relazione con il cibo possa ancora oggi interrogare la nostra visione del sacro, del femminile e della corporeità.
2024
Feeding on God The Symbolism of Food in Female Christian Mysticism in the Medieval Period (12th–14th Century)
cibo
mistica
femminile
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/99477