DALL'AZIONE ALLA COGNIZIONE: LE RADICI DELLA PIANIFICAZIONE

Tutti i comportamenti finalizzati al raggiungimento di un obiettivo richiedono complesse abilità di pianificazione. Fin dalle primissime fasi della vita, il controllo adattivo del movimento prevede l'intervento di abilità percettive e cognitive di base necessarie per pianificare le azioni. Pertanto, lo sviluppo delle competenze motorie non può essere spiegato unicamente attraverso processi maturazionali, ma va ricondotto ad abilità riconducibili al sistema attentivo e cognitivo. In continuità con il contesto teorico dell’embodied cognition , la ricerca riportata si sviluppa su due ambiti: nel primo si sono indagati i processi di pianificazione del movimento con un compito esecutivo in cui è stato chiesto a 73 bambini tra i 14 e i 39 mesi di afferrare un bicchiere ed una tazza posti in posizione canonica e ruotati di 180°, con l’obiettivo di analizzare l’effetto comfort dello stato finale. Le analisi hanno messo in evidenza come all’aumentare dell’età, aumenti l’efficienza delle prestazioni motorie, anche se la condizione che richiede una pianificazione (la presa di un oggetto ruotato di 180°) permane ancora inefficiente. La seconda fase di ricerca ha indagato la pianificazione in relazione ai processi attentivi e di anticipazione del movimento osservato negli altri, attraverso un compito attentivo. Il compito attentivo, svolto con l’eye tracker e somministrato a 62 bambini tra i 14 e i 39 mesi, ha previsto l'osservazione di un breve filmato in cui venivano mostrate azioni di presa di un bicchiere ed una tazza in posizione canonica o ruotata di 180°, le quali potevano essere corrette o scorrette. L’analisi del tracciamento oculare e della dilatazione pupillare hanno rivelato interessanti dati che suggeriscono un maggior sforzo cognitivo in corrispondenza delle prese scorrette e un’anticipazione dello sguardo al target, prima che questo venisse toccato dalle attrici.